Milano 2 Giugno – Il movimento rappresenta un bisogno naturale e primario in tutte le fasi della vita dell’uomo, partendo dalla crescita del bambino, passando per lo sviluppo durante l’età adulta e infine affrontando l’incedere dell’invecchiamento.
L’anziano, a causa di una ridotta omeostasi e di una lenta involuzione delle funzioni organiche, risponde meno efficacemente ai cambiamenti ambientali ma tuttavia compensa le proprie perdite con la ricerca di nuovi equilibri.
L’invecchiamento è un processo fisiologico, ma anche plastico; tra i fattori di stimolo della longevità, il movimento è senz’altro quello che si è mostrato maggiormente capace di modificare gli aspetti sia quantitativi della lunghezza della vita sia qualitativi delle capacità e dell’autonomia.
L’attività motoria regolare e misurata rappresenta un valido alleato nel mantenere efficienti le proprie funzioni e ritardare gli effetti negativi del tempo.
Evidenze scientifiche attestano come il movimento razionale e strutturato abbia un effetto benefico a diversi livelli: fisiologico, poiché regola il controllo metabolico e ormonale, stimola le funzioni respiratorie e cardiocircolatorie, sollecita la rielaborazione degli schemi corporei, affina le capacità coordinative e propriocettive, migliora la qualità del sonno e aumenta la soglia di tolleranza al dolore; psicologico, poiché allenta le tensioni muscolari ed emotive, migliora il tono dell’umore e combatte la depressione grazie al rilascio di endorfine e serotonina, stimola le funzioni cognitive, rafforza l’autostima e aumenta lo stato generale di benessere; preventivo, in quanto riduce il rischio di sviluppare malattie quali ipertensione, osteoporosi, dislipidemie, diabete, obesità, cardiopatie, ictus; socio-relazionale, poiché offre occasioni di confronto e collaborazione, stimola l’integrazione, promuovendo nuove amicizie e rafforza l’immagine positiva ed attiva dell’anziano.
Se praticare attività fisica giova alla persona anziana, a maggior ragione rappresenta un elemento fondamentale che dovrebbe far parte dello stile di vita di una persona anziana ricoverata, che spesso si ritrova a convivere con una o più patologie.
Quando l’anziano viene accolto in una Residenza Sanitaria Assistenziale, viene definito un Progetto Riabilitativo Individuale che costituisce l’insieme di proposizioni elaborate per il miglioramento o il mantenimento psico-fisico.
Dopo un attenta valutazione degli specialisti, nella maggior parte dei casi, viene stabilito un programma motorio riabilitativo e/o ludico.
Questo progetto deve tener conto dei bisogni del paziente, delle abilità residue e recuperabili, oltre che a fattori ambientali contestuali e personali.
Possiamo quindi affermare che il programma riabilitativo si “veste su misura” sul singolo paziente, si adatta alle proprie condizioni psico-fisiche e tiene conto delle proprie risorse.
Nello specifico la valutazione fisioterapica tiene conto non solo dell’anamnesi prossima e remota, ma anche dei punteggi ottenuti dalla somministrazione di scale specifiche, per individuare le capacità di equilibrio e deambulazione e il grado di rischio cadute.
Anche pazienti allettati, che necessitano di totale dipendenza in tutte le attività di vita quotidiana e che possiedono risorse limitate, devono essere inclusi in un programma di attività fisica, al fine di prevenire ulteriori danni secondari all’allettamento prolungato.
Per questa tipologia di utenti generalmente è previsto un programma fisioterapico a frequenza bisettimanale di controllo/aggiustamento posturale a letto, mobilizzazione passiva globale, e laddove possibile, training ai cambi posturali.
Per questi pazienti, spesso a rischio di isolamento sociale, il trattamento fisioterapico rappresenta anche un’occasione di relazione e confronto, attraverso la comunicazione e la stimolazione non solo verbale, ma anche visiva e tattile.
Tutti gli altri utenti che hanno la possibilità di muoversi all’interno della struttura, possono usufruire di un ambiente appositamente predisposto e attrezzato, la palestra riabilitativa, dotata di cyclette, pedaliere, scale, lettini, parallele, ostacoli, spalliera, tappeti e piccoli attrezzi quali palle, elastici, pesi, cerchi, clavette, bastoni.
Gli ospiti più autonomi tendenzialmente accedono al servizio riabilitativo tre volte a settimana, la durata del singolo trattamento è di un’ora e sono seguiti costantemente da un fisioterapista di riferimento. Pazienti che già possiedono o hanno riacquistato il loro massimo grado di autonomia motoria, anche tramite l’utilizzo di un ausilio, necessitano di un programma volto a favorire il mantenimento di tali capacità.
Pazienti in fase post-acuta di una patologia o provenienti da uno stato di ipomobilità prolungata (allettamento, lungo ricovero ospedaliero…), potrebbero, tenendo conto della valutazione del professionista e del grado di collaborazione, avere un margine di miglioramento delle proprie abilità motorie, fino al recupero e ottimizzazione delle condizioni precedenti l’evento.
L’intervento riabilitativo può quindi influenzare positivamente la prognosi clinica del paziente, anche in situazioni di riacutizzazione e recidive della patologia.
Nei casi in cui l’equipe riabilitativa ritenga utile un programma individualizzato di riabilitazione intensiva, l’ospite può richiedere, escluse controindicazioni, un incremento della frequenza dei trattamenti, fino a sei volte a settimana, con il vantaggio di una maggiore continuità delle sedute e di una riduzione dei tempi di recupero.
Non meno importanti sono le attività di gruppo che, ancor prima di promuovere l’attività motoria, costituiscono un’opportunità di incontro.
Durante la ginnastica di gruppo il fisioterapista ha innanzitutto il compito dell’accoglienza, predispone l’ambiente affinché sia confortevole, favorisce la disposizione degli ospiti in circolo, poiché stimola il senso di appartenenza e incoraggia la condivisione.
Una volta creato un clima sereno e non competitivo, molteplici sono le attività che il fisioterapista può proporre al gruppo: movimenti a corpo libero di arti, capo, tronco, bacino, posizioni di allungamento muscolare, esercizi di coordinazione, esercizi di ginnastica respiratoria, riproduzione di gesti funzionali come avvitare e svitare, pettinarsi e altri.
Può guidare l’utilizzo individuale o interattivo di piccoli attrezzi (bastoni, palle, clavette), coinvolgendo alcuni ospiti nella distribuzione e raccolta degli stessi; può inoltre favorire l’immaginazione motoria, proporre attività a ritmo di musica; può stimolare funzioni cognitive quali attenzione e concentrazione, attraverso il riconoscimento di forme, colori, oggetti, consistenze ecc.
L’attività in gruppo favorisce l’attivazione dei cosiddetti “neuroni specchio” che si attivano quando un individuo compie un’azione e quando l’individuo osserva la stessa azione compiuta da un altro soggetto, facilitando l’esecuzione dello stesso movimento, in particolare quando la comprensione linguistica risulta compromessa come nei casi di ospiti con decadimento cognitivo.
Anche l’animatore gioca un ruolo importante nella promozione delle attività motorie all’interno di una RSA.
In un contesto di gruppo possono essere proposte attività centrate sul corpo e sulla consapevolezza del sé come ginnastica dolce, psicomotricità, giochi a squadre, tornei, passeggiate e altre attività che si concentrano sulle capacità manuali grossolane e fini come laboratori manuali-espressivi.
Questi laboratori si basano sull’utilizzo e la manipolazione di materiali diversi, in questi casi l’esperienza e la fantasia dell’animatore possono spaziare tra laboratori di cucina, cucito, giardinaggio, ritaglio, stoffe, creta e tanti altri.
Numerose ricerche hanno evidenziato come l’attività fisica all’interno di Residenze Sanitarie Assistenziali riduca il senso di ospedalizzazione e favorisca il benessere psico-fisico, la fiducia in se stessi, la coesione, il divertimento e la cooperazione all’interno del gruppo.
E’ fondamentale che tutti gli specialisti coinvolti ricordino sempre che tutte queste attività devono essere proposte coinvolgenti, ricreative, nel rispetto delle attitudini e soprattutto non puerili in quanto bisogna sfatare lo stereotipo che la persona anziana ritorni bambino.
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