Milano 1 Settembre – “Un bidone in Europa” è il giudizio tranchant di Gasparri. Ma si sa Gasparri è un estremista, poco diplomatico senza alcuna cautela: Una dote, la cautela, che, invece appartiene a Federica Mogherini, eletta Alto Rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea. Cautela, calcolo, attendismo, capacità di navigare nella politica con circospezione, sposando il leader più rappresentativo, cogliendo il momento opportuno. Diversamente come avrebbe potuto scalare nel Pd incarichi sempre più prestigiosi? E’ stata dalemiana, veltroniana, bersaniana, pupilla di Franceschini e ora, grande sostenitrice di Renzi. E probabilmente intende la diplomazia come capacità di attendere, senza incidere, perché il tempo può risolvere, perché è meglio non scontrarsi, perché il compromesso è un’arte. Ma il tempo che passa non ha portato a casa i nostri Marò, quando era Ministro degli Esteri. E non si ricorda un’azione degna di nota durante il suo ministero se non un pallido tentativo di operare tagli alla Farnesina finito miseramente.
Ama le enfatizzazioni, contrappone ai gesti misurati e all’abbigliamento sobrio, un frasario solenne, roboante, epico. Per evidenziare “L’enormità dell’impresa” (dopo il giuramento come ministro) o “L’immane sfida” (dopo la nomina a Lady Pesc). E molti osservano la mancanza di competenza nel ruolo, una certa inadeguatezza, anche se nel PD si è occupata spesso di Esteri, sempre all’interno del partito, con una visione parziale dei problemi. Decisamente insufficiente
Ma, poi, c’è un ma che regala molti dubbi a chi osserva il curriculum della Mogherini: il suo amore per l’Islam e per i palestinesi. Un amore nato in età giovanile, durante la stesura della tesi “Rapporto tra religione e politica nell’Islam”, rafforzato nei viaggi con D’Alema in Palestina, quando professare vicinanza e amicizia con l’OLP era consuetudine per la sinistra e la fotografia con Arafat un vanto. E l’Islam è una sua passione mai dimenticata, tanto da scrivere nel suo blog nel 2009 “Dal territorio libanese partono razzi dimostrativi, artigianali che non sono lanciati per colpire, ma per segnalare la (r)esistenza in vita”
E, dulcis in fundo, la Mogherini è anche una tenera mamma che culla i figli cantando “Bella ciao”.
Perché anche questa è educazione e formazione infantile
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano
Penso la Mogherini sia solo un’immagine fra le tante nostrane poste in Europa, magari più imbellettata e la figura meno da combattente scapigliato come impone il personaggio. i suoi amori di gioventù come per le idee Arafat sono ciò che rappresenta anche dopo le alte cariche conferitole, fumo e niente arrosto, troppi passaggi per una donna che pare di tutto vantarsi e lavorare meno che per il proprio paese e per riparare a dette mancanze ha permesso bollassero il suo popolo con la parola “razzismo” un marchio a pelle che non si cancellerà mai e di ciò dobbiamo ringraziarla che sà dare bacetti a chi sta distruggendo una nazione. Figure ipocrite che vivono alle spalle del popolo, ma pensano i loro grassi stipendi provenienti dal cielo, quindi opportunisti e poltronari incapaci provenienti da una gioventù d’idealismo fuori luogo, nulla di meglio.