I giardini C.so Indipendenza lasciati al degrado e ai bivacchi di ubriachi e immigrati

Milano

Milano 2 Settembre – Il giardino di Corso Indipendenza è completamente abbandonato al degrado. Durante tutta la settimana i bivacchi di clochard, immigrati, rom e ubriachi sono una costante e alcuni abitanti della zona segnalano persino che alcuni ospiti fissi dei giardini sono soliti fare anche i propri bisogni tra panchine e aiuole. Passando nel fine settimana ho avuto l’occasione di rendermi conto, dopo le tante segnalazioni dei cittadini, che la situazione è veramente avvilente. Metà delle panchine era occupata da sbandati addormentati e in molte delle restanti c’erano gruppi di persone dedite esclusivamente a ubriacarsi e probabilmente anche a drogarsi, davanti a tutti. Parliamo di una zona centralissima, non di una delle tante periferie abbandonate da Pisapia.
A poca distanza dai giardini c’è l”Opera Pia San Francesco” di Corso Concordia che assiste e aiuta tantissime persone in difficoltà e la cui attività è assolutamente vitale e da sostenere. Comprendiamo che questa vicinanza  possa provocare alcuni problemi di difficile gestione, ma i cittadini della zona lamentano la totale indifferenza dell’amministrazione in merito alle scene quotidiane in questi giardini.
Lasciare che i giardini diventino luogo privilegiato per emarginati non è una politica responsabile. Siamo stanchi dell’atteggiamento buonista e lassista di questa amministrazione.
Sono necessari presidi delle forze dell’ordine e allo stesso tempo offrire ricoveri alternativi ai senza tetto presenti nell’area, anche nell’ottica dell’arrivo della stagione autunnale e invernale.
Diversi abitanti della zona esprimono preoccupazione ad avvicinarsi ai giardini, proprio per la totale mancanza di controlli e per l’atteggiamento aggressivo di alcune delle persone che stazionano sulle panchine. Non bisogna lasciare che giardini e parchi diventino luoghi inaccessibili a meno che il Sindaco Pisapia voglia volontariamente regalare a milanesi e a turisti di Expo una Milano del degrado.

Silvia Sardone

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