Il lavoro negli anni 50 profumava di solidarietà: testimonianza di Riccardo P., ex operaio della Breda

Le storie di Nene

breda anni 50Milano 4 Settembre – Si ricordano gli anni 50 per paragonare la crisi economica di oggi e le difficoltà di questo tempo difficile. Inutile parlare della disoccupazione da record, dei giovani con poche speranze, della sfiducia generale, perché tante volte la statistiche ci hanno fotografato la situazione attuale, ma gli anni ’50 avevano il sapore della speranza, della volontà di ricostruire un’Italia distrutta, della solidarietà. E il lavoro era una ricchezza, un valore aggiunto essenziale, da svolgere con responsabilità e coscienza, ma era facile trovare un’occupazione, soprattutto a Milano

Racconta Riccardo P. ultranovantenne, ex caporeparto alla Breda: “Avevamo bisogno di lavorare e sapevamo che il lavoro va fatto bene. Ero riuscito, alla Breda, sia pure con fatica, a farlo capire a tutti, più o meno giovani, arrivati da poco o da tanto tempo: non si doveva guardare l’orologio e smettere di lavorare quando uno aveva fatto le sue ore, ma allora si doveva lavorare in gruppo, stare attenti alla colata, riposare a turno solo quando si poteva, per aiutare gli altri. E se il lavoro era ben fatto la colata non veniva ritardata, il forno non perdeva tempo a vantaggio di tutti. Era difficile farsi capire, ma conbreda l’esempio e con la pazienza anche i ragazzi più nuovi si abituavano a collaborare con spirito di solidarietà.

I ragazzi erano reclutati un po’ per strada, fuori dai cancelli. Molti venivano dal sud, con una piccola borsa e li facevano dormire nello “scapolaio”, un dormitorio per quelli non sposati.

L’integrazione era facile sul lavoro, perché la vita era dura, anzi durissima, ma la guerra era stata il peggio del peggio. Eravamo, per così dire, tutti disgraziati allo stesso modo, le soddisfazioni erano poche, ma c’era speranza e una voglia invincibile di migliorare la vita. Ma quante fatiche!”