Milano 14 Settembre – Io, là, a rincorrere i profumi e i sapori, nell’alba dei giorni di una Milano che si svegliava ancora assonnata, ma già ritmata dalla necessità di andare al lavoro, con i grappoli di pendolari alle fermate del tram, lo stridio delle saracinesche, la rugiada ad inumidire le facce, un sole ancora imbronciato.
Era la Milano di 50 anni fa, quando l’aria profumava di caffè tostato, di pane appena sfornato, di giornali freschi di stampa. E i profumi indicavano la strada: la vecchia bottega del caffè con “Torrefazione e degustazione”, l’insegna liberty, il bancone di legno, le tazzine rigorosamente bianche, il proprietario che gustava la tua soddisfazione per quel caffè tostato con amore. E il panettiere dopo pochi metri, la porta aperta, anche d’inverno, gli occhi stanchi per una nottata di lavoro, l’orgoglio per quelle rosette fatte ad arte, croccanti e saporite, meglio di una brioche. I giornali ancora buttati lì, in attesa di essere ordinati nell’edicola, odoravano di piombo e di novità.
I fiori, ammiccanti dai cortili, impreziosivano l’aria di tenerezza e di colore.
Era una Milano da godere, da assaporare, pulita, ordinata, fiera. Una Milano che raccontava la sua storia con semplicità, con pacatezza, per quella dimensione umana che c’era nei rapporti, negli incontri, nei gesti
Ma dove è finito l’abbraccio di Milano? Dove i suoi profumi, i suoi sapori?
Forse dissolti nello smog….chissà.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano