Aler: Un buco di bilancio di 306 milioni per affitti arretrati non riscossi. Inviati 160 mila solleciti

Lombardia Milano

Milano 15 Settembre – L’inchiesta dettagliata  è di Gianni Santucci  (Corriere della Sera) di cui riportiamo  ampi stralci :

Una riga nera. Tracciata su una cifra. Quel segno vuol dire: soldi persi. Definitivamente. Non si tratta di una piccola somma: 7 milioni e 600 mila euro. Sono gli affitti arretrati (e mai pagati) di ex inquilini delle case Aler. Dal 31 dicembre 2013 sono stati dichiarati «irrecuperabili». Per vari motivi: perché gli abitanti sono scomparsi; perché non hanno nulla che possa essere pignorato; perché il loro debito è sotto i 5 mila euro, e una causa in Tribunale costerebbe più di quel che si potrebbe ottenere. Nel bilancio già disastrato dell’azienda regionale di edilizia pubblica, quei 7,6 milioni sono scivolati nell’ultima casella: perdite. Eppure quella somma rappresenta solo una voce minore. Una piccola parte del monte stratosferico di debiti che inquilini, ex inquilini e occupanti abusivi delle case popolari hanno accumulato negli ultimi anni. Il buco di bilancio è diventato una voragine. E, mese dopo mese, diventa sempre più profondo. Il totale degli arretrati che l’azienda dell’edilizia pubblica dovrebbe riscuotere dai cittadini ha raggiunto la cifra stratosferica di 306 milioni. Tra questi, almeno due terzi vengono ormai considerati non più recuperabili.

Un disastro sociale

L’Aler di Milano possiede oltre 40 mila case; altri 28 mila alloggi sono di proprietà del Comune (l’azienda regionale li gestirà fino a novembre, poi Palazzo Marino inizierà ad amministrarli «in proprio»). Per gli affitti e i servizi di tutti questi appartamenti, che tutti insieme fanno una città nella città, nel 2013 l’Aler ha riscosso 168 milioni. La morosità si è assestata sul 30 per cento. Tradotto: un inquilino su tre non paga né l’affitto né le spese per le pulizie e il riscaldamento. Al netto delle scelte sbagliate fatte negli anni passati, è anche per questo che l’azienda è finita in ginocchio. E se da una parte il bilancio 2013, appena pubblicato, descrive la drammatica crisi finanziaria dell’Aler, dall’altra quel documento racconta la storia di un disastro sociale. Perché non parliamo solo di furbi e abusivi. La Milano delle case popolari è un pezzo di città vicina alla bancarotta, che fa sempre più fatica a pagare le spese. Basta considerare, ad esempio, gli arretrati. Nella pancia dei crediti Aler si scoprono cambiali per 52,1 milioni: a firmarle sono stati inquilini che hanno accettato un piano per pagare a rate i propri debiti; persone disponibili a mettersi in regola. Ma che, a un certo punto, non ce l’hanno fatta: oltre 13 milioni di quelle cambiali sono già finite in protesto; 3 milioni soltanto nel 2013. È la crisi che incide sulle famiglie. Le partite contabili, al di là delle cifre, raccontano la quotidianità sempre più dolente dell’altra Milano, quella delle periferie. Sono gli stessi dirigenti dell’Aler a riconoscere nella loro relazione di bilancio che «un prevedibile aumento della povertà per la diminuzione dei redditi determinerà una riduzione dei canoni e una preoccupante crescita dell’insolvenza». La sola voce affitti (senza servizi), che nel 2012 valeva 100 milioni, nel 2013 è scesa a 92: gli 8 milioni in meno sono legati al fatto che molti inquilini hanno chiesto la diminuzione della rata perché hanno avuto un crollo del proprio reddito. E lo sconto, dopo le verifiche, gli è stato riconosciuto. Eccoli, conteggiati in forma brutale, gli effetti della crisi economica sulle famiglie più deboli.

I tentativi di recupero

Soltanto nel 2013, l’Aler ha inviato 7.519 lettere con richieste di pagamento per bollettini non saldati. Richiesta totale: 6,4 milioni di euro. Queste «messe in mora» sono l’ultimo passaggio prima che la pratica passi agli uffici legali. Ma nonostante questo, gli inquilini che hanno potuto (o voluto) mettersi in regola sono stati 3.431, per un totale di 2,8 milioni pagati. Per il resto della somma, ad oggi, non è possibile stimare se e quando sarà recuperata. È però probabile che buona parte di quella cifra andrà a gonfiare il monte degli debiti. E qui si apre un secondo capitolo: perché fino a questo punto abbiamo parlato della morosità «corrente» del 2013, quella per cui viene richiesto il pagamento quasi «in diretta». Poi ci sono gli arretrati. E con questo si entra in una giungla, dove la crisi delle famiglie si mescola con le tortuose strade della burocrazia e dei Tribunali. Basta considerare che, ad oggi, l’Aler ha affidato ai propri legali 3.886 pratiche, 2.486 delle quali sono già approdate in un ufficio giudiziario.

Furbi e disperati

La nuova dirigenza dell’Aler, con l’ex commissario e oggi presidente Gian Valerio Lombardi, ha presentato un piano di risanamento dell’azienda che comprende una strategia straordinaria per il recupero della morosità. L’obiettivo è distinguere tra i furbi che non pagano pur avendo le possibilità (le prime 10 denunce sono scattate nei giorni scorsi) e chi invece si trova davvero in difficoltà economiche. Nel 2013, e nella prima metà del 2014, è così partita una massiccia attività di richiesta degli arretrati per gli anni precedenti, dal 2007 al 2012. I numeri dell’attività di «recupero crediti» sono impressionanti. L’anno scorso sono stati inviati quasi 160 mila solleciti di pagamento e, dopo tre rate d’affitto non pagate, 10.329 messe in mora, per un totale che sballa i 66 milioni di euro (soltanto 80 pratiche sono state poi passate ai legali). La dirigenza dell’Aler ha piena coscienza di muoversi su un filo sottile, tra la necessità di recuperare le risorse per risanare il bilancio e il rischio di scaricare una pressione eccessiva sulla parte più fragile della città. Anche in questo caso, l’esempio delle cambiali fotografa la sofferenza dei quartieri popolari: nel 2013 sono stati concordati 416 programmi per allungare la restituzione dei debiti (4,7 milioni) a famiglie che avevano già in corso un piano di cambiali.

Lavori bloccati

Spiega la relazione di bilancio Aler: «Dal 2011 l’azienda ha manifestato una grave e preoccupante crisi finanziaria, aggravatasi ulteriormente nel 2012, e che nel 2013 ha raggiunto il suo culmine». Ad oggi l’azienda ha accumulato 96 milioni di debiti con i fornitori. Tutto questo ha un effetto diretto e quotidiano sulla vita di oltre 150 mila milanesi che abitano le case popolari. Perché la crisi ha ridotto o bloccato le ristrutturazioni, le riqualificazioni, il recupero delle case sfitte (da sistemare prima di poterle assegnare a un nuovo inquilino). La conseguenza, in questo caso, è l’aumento delle occupazioni abusive, che sono più che triplicate rispetto al 2012 proprio perché troppe case restano vuote. «Le difficoltà finanziarie – si legge nella relazione – hanno costretto l’azienda a ridurre anche le spese per manutenzione ordinaria da 15 milioni del 2012, a 12,7 del 2013».

«Scomparsi» e abusivi

Inquilini che hanno ormai lasciato l’alloggio popolare senza pagare una parte dell’affitto. E poi gli abusivi, ai quali l’Aler chiede comunque un’«indennità di occupazione» (che molto raramente viene versata). È esaminando queste due categorie che si entra nel territorio dei crediti quasi impossibili da inseguire, filoni che hanno scavato nelle casse dall’Aler e, in parte, continuano ad allargare i buchi di bilancio. A fatica, nel 2013, i tecnici hanno ricostruito i debiti di 330 ex inquilini (anni dal 2007 al 2010) che nonostante siano stati già messi in mora non hanno pagato un totale di 1,2 milioni. Per finire con gli occupanti abusivi: i 119 sgomberati nel 2012 dovrebbero sborsare 3,1 milioni; altri 1.124, sgomberati negli anni precedenti, sono stati messi in mora per 9 milioni. La battaglia del recupero è difficile, spesso impossibile, per la massa abnorme di documentazione da esaminare (tra dichiarazioni dei redditi, vecchia contabilità, residenze cambiate, persone irreperibili). Ecco perché, nel solo 2013, circa 20 milioni di crediti, in totale, sono stati spostati nella colonna delle perdite. «In conseguenza della constatazione – spiega il bilancio – che tutte le azioni possibili per il recupero hanno avuto esito negativo». Battaglia persa.

Milano Post

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