2 ottobre – Festa dei nonni: Caro, dolcissimo nonno Tunèn

Le storie di Nene

Milano 2 Ottobre  – Canta, Ena, canta. Mi sussurravi con un fil di voce, nel letto profumato di primavera.

Canta, Ena, canta. E avevi voglia di allegria, di giovinezza, di vita. Ed io, bambina, seduta accanto, ti accarezzavo la mano e cullavo il tempo con quel “Va’ pensiero sull’ali dorate” che tu mi avevi insegnato, nelle sere d’estate, quando il tramonto segnava la fine di una giornata faticosa e felice.

La mia mano nella tua, ancora, come allora, per tanto tempo. Io che trotterellavo tra i vigneti, con l’uva gonfia di sole e di promesse, tu che valutavi  “Sì quest’anno sarà un buon vino”. Io e te, sotto il ciliegio grande, a riposare e un cestino stracolmo di ciliegie da assaporare fino a star male,  con l’avidità e la complicità del proibito. E  raccontavi di un borgo, là sulla collina, con le case di sassi, l’erba a divorare le cose, il sole a giocare sui vetri delle finestre impolverate dal tempo. Là, mi diceva, abita l’anima della nostra famiglia. Ed era fiaba, tenerezza, malinconia. Per quella capacità di vivere insieme emozioni e gesti. Vecchi e bambini. Per una simbiosi misteriosa che accomuna ricordo e sogno. Per quella magia che è amore.

Canta, Ena, canta. Ma io non capivo che un angelo cattivo mi avrebbe rubato nonno Tunèn. Io non sapevo che cosa fosse la morte e l’abbandono. Ridevo con il cucchiaio in mano,  perché ti sbrodolavi mangiando la minestra, e promettevo dispettosa “Se non fai il bravo, non ti faccio mangiare le pesche cotte”.  Ma ero fiera per quel privilegio.

Un tiglio sorrideva al di là della finestra. Il vento scompigliava le foglie. Spalancavo i vetri e il ricordo del verde dei prati, era per te una carezza..

Non ho mai dimenticato la dolcezza dei suoi occhi buoni, limpidi e chiari. Sono con me da sempre e per sempre.

Canta, Ena, canta. Sono contenta di aver cantato per lui, fino alla fine, la musica del cuore e del mio candore di bambina.