Milano 2 Ottobre – L’improvvisazione è una caratteristica tipica di noi italiani. Decidiamo all’ultimo momento, cambiamo le regole in corsa, confidiamo nella buona sorte (una stella, anzi, uno stellone l’abbiamo anche messo nel simbolo della Repubblica).
Un tale approccio alla vita non poteva non esserci anche nell’elezione del Consiglio Superiore della Magistratura. Per quelli che non sanno cosa sia, sappiano che è un Organo previsto dalla Costituzione, composto da 27 membri. Si occupa dell’autogoverno della magistratura (carriere, destinazioni, procedimenti disciplinari, ecc.). Il presidente della Repubblica è componente di diritto, cosi come il presidente della Corte di Cassazione e il procuratore generale presso la Corte di Cassazione. 16 componenti sono magistrati eletti dai loro colleghi e 8, eletti dal parlamento, professori ordinari di materie giuridiche e avvocati che abbiano svolto la professione per almeno 15 anni. Il mandato dura quattro anni.
Bene, il parlamento (ma in primis il governo) è riuscito nell’impresa di eleggere uno degli 8 membri “laici” senza che questo avesse i requisiti. Si tratta di Teresa Bene, avvocato napoletano, piddina di stretta osservanza, sempre abbronzata, segnalata direttamente dal ministro Orlando. Ieri, giorno dell’insediamento ufficiale alla presenza del Capo dello Stato, all’atto di verificare se avesse i requisiti, si è “scoperto” che Teresa Bene non è professore ordinario in materie giuridiche e tanto meno ha esercitato la professione di avvocato in via continuativa per almeno quindici anni.
E’ possibile che nel parlamento italiano nessuno avesse verificato, prima di votarla, che Teresa Bene non aveva i requisiti per essere eletta? I 486 deputati e senatori che l’hanno votata hanno letto il suo curriculum? L’ha letto il ministro della Giustizia Orlando? Mistero.
In qualsiasi azienda una persona che cerca lavoro presenta il proprio CV, si sottopone come minimo ad un colloquio, le sue attività pregresse vengono valutate attentamente. Per far parte del CSM, no.
Teresa Bene ha tentato di rimanere attaccata alla poltrona (un membro del CSM ha le stesse prerogative ed indennità di un parlamentare). Si è lanciata in una difesa improbabile della sua vita professionale. Che non ha fatto altro che rendere imbarazzante l’intera vicenda. Napolitano viene descritto “irritato”. Il ministro Orlando è furioso per quanto accaduto. Nei palazzi romani del potere si cerca qualcuno a cui addossare la responsabilità della figuraccia. Cosa altro dire?
Nato a Roma, laureato in Giurisprudenza e Scienze Politiche,
ha ricoperto ruoli dirigenziali nella Pubblica Amministrazione.
Attualmente collabora con il Dipartimento Scienze Veterinarie e Sanità Pubblica dell’Università degli Studi di Milano. E’ autore di numerosi articoli in tema di diritto alimentare su riviste di settore. Partecipa alla realizzazione di seminari e tavole rotonde nell’ambito del One Health Approach. E’ giornalista pubblicista iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Lombardia.