Milano 3 Ottobre – Il regolamento edilizio approvato ieri passerà alla storia come il provvedimento “blocca Milano”. Paralizzerà quanto rimane del settore edile già in crisi. Infatti trasformare uffici in abitazioni sarà più complicato (addio rigenerazione urbana), difficile ristrutturare immobili con i vincoli formali e non prestazionali posti a bagni, cucine, soppalchi.
Il Regolamento prosegue con le fissazioni arancioni: diritto a parcheggiare la bici in cortile anche per chi non risiede, restrizioni alla possibilità di creare parcheggi (l’auto privata è il demonio) e divieto di realizzare serre bioclimatiche sui terrazzi (anche i ricchi devono piangere).
Una concezione sospettosa nei confronti dei privati (per evitare che qualcuno faccia il furbo, si proibisce tutto) e quindi punitiva per la qualità architettonica e le imprese.
I cittadini sudditi hanno il dovere di rispondere a centinaia di obblighi, dalla pulizia della facciata (che il Comune consente di imbrattare) ai nidi sui tetti, dal gioco nei cortili agli sciacquoni ecologici. Sempre i cittadini devono scapicollarsi per produrre certificazioni di cui il Comune probabilmente già dispone in un altro ufficio.
Il Comune invece può derogare a tutti questi obblighi e adesso potrà sostanzialmente espropriare chi, anche per motivi non dipendenti da sua volontà, non è in grado di mantenere il decoro nella sua proprietà ( Art 12).
Infine con l’art. 11 viene introdotta una tassa occulta, attraverso l’obbligo di certificare la staticità degli immobili con più di 50 anni, oppure con ristrutturazioni che ne hanno mutato la destinazione. 140.000 immobili dovranno affrontare questa verifica ex post che avrà un costo di almeno 450 milioni.
Sui giornali è scesa la cappa assoluta, al massimo qualche richiamo alla giusta lotta alle slot machine e sale gioco. Poi fra qualche mese tutti i giornali saranno a chiedersi cosa si può fare per creare lavoro e sviluppo e a lanciare allarmi contro le nuove spese.
Basterebbe non scrivere regole idiote, frutto di un modo di pensare ancora un po’ comunista.
Fabrizio De Pasquale ha 60 anni, è sposato, padre di 2 figli e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche, è stato Capo ufficio stampa di varie aziende e del Ministero dei Beni Culturali. Ha lavorato per RAI ed Expo2015 e per un centro media. E’ stato per 24 anni Consigliere e poi Capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino. Conosce bene Milano ma non smette mai di scoprire i problemi e le eccellenze che la metropoli produce ogni giorno. E’ Direttore e amministratore di Milanopost dal 2014 e crede nel ruolo dell’informazione locale per migliorare la città e i suoi abitanti.