Regolamento edilizio: il “blocca Milano” paralizzerà l’edilizia e costerà ai proprietari di case “ante 1965” 450 milioni

Fabrizio c'è Milano

Milano 3 Ottobre – Il regolamento edilizio approvato ieri passerà alla storia come il provvedimento “blocca Milano”. Paralizzerà quanto rimane del settore edile già in crisi. Infatti trasformare uffici in abitazioni sarà più complicato (addio rigenerazione urbana), difficile ristrutturare immobili con i vincoli formali e non prestazionali posti a bagni, cucine, soppalchi.

Il Regolamento prosegue con le fissazioni arancioni: diritto a parcheggiare la bici in cortile anche per chi non risiede, restrizioni alla possibilità di creare parcheggi (l’auto privata è il demonio) e divieto di realizzare serre bioclimatiche sui terrazzi (anche i ricchi devono piangere).

Una concezione sospettosa nei confronti dei privati (per evitare che qualcuno faccia il furbo, si proibisce tutto) e quindi punitiva per la qualità architettonica e le imprese.

I cittadini sudditi hanno il dovere di rispondere a centinaia di obblighi, dalla pulizia della facciata (che il Comune consente di imbrattare) ai nidi sui tetti, dal gioco nei cortili agli sciacquoni ecologici. Sempre i cittadini devono scapicollarsi per produrre certificazioni di cui il Comune probabilmente già dispone in un altro ufficio.

Il Comune invece può derogare a tutti questi obblighi e adesso potrà sostanzialmente espropriare chi, anche per motivi non dipendenti da sua volontà, non è in grado di mantenere il decoro nella sua proprietà ( Art 12).

Infine con l’art. 11 viene introdotta una tassa occulta, attraverso l’obbligo di certificare la staticità degli immobili con più di 50 anni, oppure con ristrutturazioni che ne hanno mutato la destinazione. 140.000 immobili dovranno affrontare questa verifica ex post che avrà un costo di almeno 450 milioni.

Sui giornali è scesa la cappa assoluta, al massimo qualche richiamo alla giusta lotta alle slot machine e sale gioco. Poi fra qualche mese tutti i giornali saranno a chiedersi cosa si può fare per creare lavoro e sviluppo e a lanciare allarmi contro le nuove spese.

Basterebbe non scrivere regole idiote, frutto di un modo di pensare ancora un po’ comunista.

 

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