Il 40% dei manager discrimina in ingresso le donne per paura di un’eventuale maternità

Società

Milano 7 Ottobre – Mal comune mezzo gaudio si potrebbe dire. Secondo una ricerca inglese da poco pubblicata dallo studio legale Slater&Gordon quasi la metà (il 40%) degli oltre 500 manager interpellati teme i periodi di assenza per carichi di cura – e i relativi costi – e quindi ammette di “wary of hiring a woman of childbearing age”. Discriminazione in ingresso quindi ma anche nei percorsi di carriera: “A similar number would be wary of hiring a woman who has already had a child or hiring a mother for a senior role”. La ricerca ha  avuto molta eco, tanto che il Ministro del Lavoro Jo Swinson ha detto: “British business simply can’t afford to lose out on half of the available talent pool. There is no excuse for such attitudes from these employers, who frankly are dinosaurs”.

Atteggiamenti definiti pubblicamente come scorretti e retrogradi, ma ancora ben radicati un po’ in tutta Europa: è solo di due giorni fa la provocatoria frase di Monica de Oriol, a capo del potente Circulo de Empresarios (simile alla nostra Confindustria, ndr) : “I rather prefer hiring women over the age of 45 or under 25. This to avoid the problem posed by employees who decide to have a baby”. La frase ha fatto scandalo, ma in realtà la provocazione era finalizzata a  guardare in faccia quanto sia in effetti ancora retrogrado e pieno di pregiudizi il mercato del lavoro nei confronti delle donne in età “a rischio”. Un rischio che proprio in Gran Bretagna sta per essere ponderato – secondo il Ministro – dall’introduzione del congedo condiviso. Dal canto suo lo studio Slater&Gordon ha creato un sito di supporto per le mamme lavoratrici, dove si posso trovare storie (terribili) e soluzioni (molto pratiche). E in Italia? Per ora l’illusione delle “ottime” tutele del TU sulla maternità non permette di alzare il velo sul problema, e di cercare soluzioni.

Anna Zavaritt (Sole 24 ore)

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