Milano 8 Novembre – E la “scighera” aveva l’anima di una magia misteriosa, passeggiava senza volto, dolce e temeraria, silenziosa e lieve. E accarezzava i sogni più segreti, le speranze più ardite, le emozioni più inconfessabili. Compagna dei miei silenzi, complice delle mie speranze, custode dei miei desideri. Ma allora avevo vent’anni.
E a Milano, la nebbia affascinava di mistero le strade che sputano asfalto, le case ripetitive e grigie, i Navigli che sussurrano nostalgia, i lampi di luce dei lampioni e dei bar, il cuore di chi sa ascoltare il mistero.
Una nebbia che disegnava fantasmi, paesaggi in dissolvenza, a cui dare i colori e i canti della propria anima, a cui regalare i propri pensieri, a cui chiedere i perchè della vita.
Bussava all’alba, invadente e insinuante per poi dissolversi capricciosa, ma ritornava come un’amante che non può stare lontana, come un sogno che illumina di poesia una città.
Perchè la nebbia a Milano è Milano, con la tenerezza perlata di un mondo evanescente, al di là dell’imponenza dei suoi monumenti, al di là dei mille rumori, al di là dell’incomunicabilità. E’ la nebbia della Milano amica, confidente di tante avventure, quando un abbraccio rubato era una promessa, quando un pianto sommesso parlava d’amore.
Oggi la nebbia, quando c’è, è la malinconia dei ricordi, è l’amarezza della solitudine, è il canto della nostalgia
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano