Marcia di Parigi: Cronaca emozionale di un evento storico

Esteri

Milano 12 Gennaio – “La follia non ha né colore, né religione” ha detto Lassana Bathily, l’eroe musulmano che ha salvato sei ebrei nel supermercato ebraico. Una sentenza lapidaria, senza equivoci, che stigmatizza ogni forma di fanatismo e di irrazionalità.  Ma  ci si dovrebbe chiedere che cosa spinge l’uomo alla follia, all’odio, al delirio. Anche oggi, dopo aver imparato col sangue che l’uomo è ragione, che la guerra è morte, che esistono diritti inviolabili,  che neppure un Dio può armare la mano di una persona contro l’altra.

Al delirio di questi due ultimi giorni, Parigi, la Francia, l’Europa e il mondo che si riconosce nei valori della libertà hanno risposto con una manifestazione storica per affermare la sacralità della vita, la libertà in tutte le sue manifestazioni, per dire “Noi non abbiamo paura…Le idee vinceranno sulla violenza…”. Per una volta i sentimenti sonoje-suis-charlie1 comuni o volutamente e simbolicamente espressi in modo unitario. E la marcia di Parigi diventa un oceano senza confini di cuori, di volontà, con un solo grido, quel “Je suis Charlie” che è la nuova bandiera della libera autodeterminazione.” I 45 capi di Stato sfilano in silenzio, abbracciati, lentamente, in prima fila con i parenti delle vittime: dolore e orgoglio, intenzione e determinazione. Poco importa se le dichiarazioni sembrano un po’ retoriche, considerata la fragile unità europea, balbettante nelle politiche, oggi più che mai importanti, della sicurezza e dell’immigrazione. Oggi è il momento della dimostrazione e dei buoni propositi, ma il dubbio che sia anche l’inizio di nuove politiche comunitarie rimane.

I numeri sono imponenti: 3,7 milioni i cittadini in place de la Republique, 5000 i poliziotti impiegati per la sicurezza, migliaia di bandiere di tutte le nazionalità, applausi, cartelli, grida, e la Marsigliese, cantata a voce spiegata per ricordare che Voltaire e l’illuminismo non sono una favola, ma hanno illuminato il cammino dell’umanità. Un gruppo di musulmani si unisce al coro, timidamente, ma consapevolmente: un segno d’integrazione e pace.

 Benyamin Netanyahu 1“Ho marciato con i leader del mondo ed ho detto loro che il terrorismo, ogni terrorismo, deve essere combattuto fino alla fine”, ha detto il premier Benyamin Netanyahu al termine della Marcia.

“E’ la più grande della storia francese, senza precedenti”: così il ministero dell’Interno francese ha definito la manifestazione.

Rimangono alcuni interrogativi: la povertà che crea disuguaglianza sociale può rappresentare un terreno fertile per “la conversione” al fondamentalismo islamico, visto come un modo di riscatto da una condizione di precarietà? Dove e come si sono addestrati i killer terroristi? Se, come pare, erano persone note ma considerate poco pericolose, c’è stata una sottovalutazione da parte della sicurezza francese? Come e aiutata da chi Hayat Boumeddiene è riuscita a fuggire?

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