Milano 21 Gennaio – “Oggi penso che il futuro sia un dovere, il Ministero della speranza ha detto che si può sperare….”, così Francesco De Gregori canta i giovani nel brano “ Ragazza del ’95 ”.
I giovani, persone di pensiero, di sentimenti e di emozioni, capitale sociale del futuro, stigmatizzati dalla politica “schizzinosi, bamboccioni, preferiscono starsene a casa con mammà, scelgono lauree facili”, devono ritrovare il coraggio di riscattarsi, di ricostruire e rinvigorire il tessuto etico-sociale di questo paese malato, non lasciandosi catturare dalla cultura dell’indifferenza, eclissando gli ideali del loro futuro.
Intanto la cultura dell’Apologia promette tanto, ma mantiene poco, jobs-act, art. 18, si sintetizzano con una lacerante disoccupazione giovanile arrivata al 44,2% mentre i need (giovani che non lavorano, non studiano) sono arrivati al 22,25% (primato europeo), macigno di un sistema fiscale estremamente iniquo che salvaguarda i grandi patrimoni e gli alti redditi e colpisce duramente i redditi bassi, i lavoratori subordinati e i piccoli imprenditori all’inizio di un contratto di lavoro.
Dal luglio 2011 il governo Berlusconi disponeva la riduzione dei regimi di esenzione e esclusione fiscale, nel dicembre 2011 il governo Monti intendeva sterilizzare la riduzione delle agevolazioni fiscali, prevedendo l’incremento di 2 punti percentuale delle aliquote IVA. Col governo Letta si precipita nel pericoloso rischio di un default. Con Renzi la tassazione sugli immobili è arrivata a livelli insostenibili e non si dice che nella legge di stabilità la pressione fiscale ha gittata quadriennale, con probabile ulteriore aumento dell’IVA fino al 25,5%, come faranno le famiglie ad arrivare al 2018, se già devono sbarcare il lunario per arrivare a fine mese? E i giovani dove sono nella legge di stabilità? In una politica fiscale miope, restrittiva che deprime l’economia del loro paese con perdita di posti di lavoro. Si tagliano le spese scolastiche, sociali e sanitarie lasciando nella frustrazione un’intera generazione, castigata a fare le valige, un flash-back alle “valige di cartone” dei nostri nonni, nel dopoguerra. Si leva una sorta di contestazione, una class-action silente per rivendicare il diritto inalienabile di una speranza, di un futuro troppo spesso confutato e manipolato da una sofferente democrazia.
In un’intervista Francesca C., 23 anni, giovane studentessa di Economia, dice : “ io ho scelto di studiare all’estero, vado negli Stati Uniti. Il mio obiettivo? Costruirmi un futuro con più certezze, con una formazione che mi dia delle prospettive di lavoro e non solo di speranze”. Con grande forza interiore e senso di autostima, Francesca rappresenta quel target di giovani intellettualmente dotati, culturalmente interessati e motivati che hanno scelto di percorrere la salita più difficile. Altri giovani invece scelgono strade più facili, arrendendosi. Un disagio generazionale senza precedenti, figlio di una realtà ricca di stimoli, ma depauperata da incertezza. Il diritto inalienabile al lavoro negato ai giovani, le facili promesse per metterli a tacere, l’arte e la retorica della persuasione, divengono uno stillicidio alle loro speranze.
Il rapporto maieutico di Socrate con i giovani rivestiva un grande valore morale e sociale nell’antica Grecia. Aristotele diceva che è dovere del legislatore occuparsi della loro formazione, della loro crescita socio-culturale. La politica oggi non ne mutua i preziosi insegnamenti e deve assumersi la responsabilità di quella class-action silente, delle morti per mancanza di lavoro, di quelle speranze affievolite dalla solitudine. Intanto Francesca indossa la maglia della sua università americana, dove il sistema di insegnamento è scevro da nepotismo, affidato a giovani e validi professori universitari. La sua una strada tutta in salita, per un futuro migliore, per una speranza. E si, perché in Italia il “Ministero della Speranza” non fa più sperare….
Intanto De Gregori canta “Ragazza del ‘95” .-
. Matilde Sardiello
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