IL RAPPORTO ISTAT SU RETRIBUZIONI E CONTRATTI DI LAVORO. ALCUNI NUMERI

Attualità

Milano 12 Febbraio – Dalla lettura del rapporto Istat 2014, cresce la fiducia dei consumatori e delle imprese. Anche se le retribuzioni restano basse e più della metà dei lavoratori italiani è in attesa di rinnovo contrattuale.

Per la precisione, il 55% dei lavoratori dipendenti è in attesa di rinnovo. Le retribuzioni sono aumentate nel corso del 2014 dell’1,3%.

A fine dicembre 2014 erano in vigore 38 contratti di lavoro, che regolano il trattamento economico di circa 5,7 milioni di dipendenti, il 41,5% del monte retributivo complessivo. I contratti in attesa di rinnovo sono  37 (di cui 15 appartenenti alla Pubblica Amministrazione), relativi a circa 7,1 milioni di dipendenti (di cui circa 2,9 milioni nel pubblico impiego).

L’attesa del rinnovo per i dipendenti con i contratti di lavoro scaduti è in media di 37,3 mesi per l’insieme dei dipendenti e di 21,7 mesi per quelli del settore privato.

In dicembre l’indice delle retribuzioni orarie è invariato rispetto al mese precedente e aumenta dell’1,1% sul dicembre 2013, portando la media del 2014 all’1,3% rispetto all’anno precedente. L’incremento tendenziale, sempre in dicembre, è dell’1,3% per i dipendenti del settore privato mentre la variazione delle retribuzioni è nulla per quelli della Pubblica Amministrazione. Dove i contratti sono ormai congelati da anni.

I settori con gli incrementi tendenziali maggiori: telecomunicazioni (3,5%); gomma, plastica e lavorazioni di minerali non metalliferi (3,3%); tessili, abbigliamento e lavorazione pelli (2,9%). Variazioni nulle nel commercio e in tutti i comparti della Pubblica Amministrazione. Retribuzioni in crescita del 2,6% nell’agricoltura, del 2,2% nell’industria, dello 0,6% nei servizi (qui, è compresa anche la crescita nulla del commercio).

L’indice di fiducia di consumatori e imprese è in crescita a gennaio, pur con dei distinguo sul fronte delle imprese: se da un lato migliora il clima di fiducia nei settori dei servizi di mercato (a 94,7 da 86,8) e delle costruzioni (a 77,3 da 72,6), dall’altra scende lievemente quello delle imprese manifatturiere (a 97,1 da 97,3) e quello del commercio al dettaglio (a 99,5 da 104,7).

Nelle imprese manifatturiere peggiorano in particolare le attese di produzione (a 3 da 4), mentre rimangono stabili i giudizi sugli ordini (a -24); il saldo dei giudizi sulle scorte di magazzino passa a 1 da 2. Nelle costruzioni migliorano le attese sull’occupazione (a -17 da -27, il saldo) mentre i giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione rimangono stabili (a -53). Nelle imprese dei servizi crescono i giudizi e le attese sugli ordini (a -9 da -13 e a -3 da -11, i rispettivi saldi) e migliorano pure le aspettative sull’andamento dell’economia in generale (a -17 da -24, il saldo). Nel commercio al dettaglio peggiorano sia i giudizi sulle vendite correnti (a -16 da -14) sia le attese sulle vendite future (a 8 da 13); in accumulo sono giudicate le giacenze di magazzino (a 5 da -3, il saldo).

Per i consumatori l’aumento è considerato significativo, passando a 104,0 da 99,9. Migliorano la componente economica riferita al quadro personale (rispettivamente  a 109,2 da 103,5 e a 102,2 da 98,0 rispetto al mese precedente). E migliorano i giudizi dei consumatori sull’attuale situazione del Paese (a -104 da -108 il saldo), le attese (a -5 da -15 il saldo), mentre diminuisce la fiducia su dinamica dei prezzi al consumo negli ultimi 12 mesi (a -22 da -5), evoluzione dei prezzi nei prossimi dodici mesi (a -31 da -18), attese sulla disoccupazione (a 41 da 48).