Milano 14 Febbraio – Caro Direttore, l’analisi di Marcello Veneziani sul futuro del Centrodestra e sulla necessità di un nuovo leader è praticamente inattaccabile, ma c’è un ma che mi ronza in testa e che mi suggerisce una domanda-semplice, ma rilevante: come mai il 93% degli elettori dell’area liberale vuole ancora Berlusconi leader? Si sa i sondaggi sono sondaggi, ma la percentuale è altissima e richiede, forse, una riflessione. Probabilmente la gente comune soffre di nostalgia, rimpiange la forza propulsiva del sogno originario, crede al miracolo di un Berlusconi forte e combattivo, spera in una magica rinascita…e si guarda attorno e non vede nessuno, ma proprio nessuno che abbia una briciola di carisma, una parvenza di quelle capacità che fanno di una persona, un leader. Berlusconi è indubbiamente azzoppato, indubbiamente non gli ha giovato la politica ondivaga dell’ultimo anno, indubbiamente ha curato e sta curando anche i suoi interessi personali, indubbiamente la sana follia di un tempo che era intuizione e forza si è appannata, indubbiamente le cicatrici dell’uomo per le tante ingiustizie subite sono dolore e stanchezza, ma di quel 93% per cento di fedelissimi bisogna tener conto. Sparare contro Berlusconi è facilissimo: oggi è un uomo sempre più solo, a volte indeciso, con la propensione ad essere centrale per virtù di altri e non per decisioni proprie, contraddittorio anche con se stesso. Non si spiega diversamente il Patto del Nazareno: una pochade diventata tragedia. E mi perdoni Molière se cito una sua affermazione al contrario, perchè solitamente le tragedie finiscono in farsa. Ma che quel patto si rivelasse una farsa era nelle cose, nell’astuzia di un Renzi spericolato e senza scrupoli, in una politica senza dignità. Il Centrodestra nella sua ampiezza, nel suo variegato mondo di distinguo, nell’egoismo politico e personale imperante, non ha dato, nel momento delle difficoltà, una prova di saggezza. E dire saggezza è un eufemismo. Abbiamo assistito a spettacoli demenziali. E lasciamo i cerchi magici alle fattucchiere. E abbandoniamo i selfie con Luxuria al folklore. E si faccia, anche, un pò di autocritica. Quella per cui se Berlusconi abdicasse, ci sarebbe un’infinità di partitini con pseudo leader nani, ricchi solo di presunzione. Quel 93% sta a testimoniare che il Centrodestra è disperatamente incapace di essere unito, è il grido di chi vuole il miracolo, è la voglia di vedere ancora qualcuno dell’area moderata protagonista sulla scena politica. E Berlusconi rimane ancora la persona più affidabile. Sbagliato? Forse, ma il comune sentire ha questa percezione, che non si può sottacere. Ma condivido con Veneziani che “Oggi il Paese ha bisogno di nuove sintesi politiche, (probabilmente anche) nuove leadership, nuove strategie. Urge un disegno organico per l’Italia, una strategia lungimirante e una motivazione forte. Costi quel che costi, è tempo di anteporre agli interessi immediati, emotivi e personali l’interesse nazionale, politico e culturale.” E quel “Costi quel che costi” valga per tutti i protagonisti del Centrodestra, se hanno a cuore il bene del Paese. E naturalmente sia oggetto di riflessione anche per Berlusconi.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano