Milano 2 Marzo – L’Organizzazione per la Liberazione della Palestina ha elogiato, venerdì 27 febbraio, il voto del Parlamento italiano col quale ha sollecitato il governo di Roma a riconoscere uno Stato palestinese indipendente, anche se, l’OLP, lamentava la sua natura puramente simbolica.
“Ringraziamo i membri del parlamento italiano per aver votato a favore di una mozione del Partito democratico del premier Matteo Renzi che sostiene l’obiettivo della creazione di uno stato palestinese”, si legge una dichiarazione pubblicata del membro del comitato esecutivo dell’organizzazione, Hanan Ashrawi.
“È un peccato, però, che la risoluzione non abbia previsto il riconoscimento incondizionato e ufficiale dello Stato di Palestina”, si legge nella dichiarazione.
“Siamo anche costernati dalla seconda mozione dal Nuovo Centro Destra (NCD) che non solo ha omesso di menzionare il riconoscimento di uno Stato palestinese, ma ha chiesto negoziati diretti tra palestinesi e israeliani. La nostra indipendenza non dipende dal risultato dei negoziati, il riconoscimento reciproco o altre condizioni”, ha affermato Ashrawi. “Abbiamo il diritto di autodeterminazione e di esercitare la sovranità sul nostro territorio senza permesso dalla potenza occupante” (leggasi Israele)
I membri della Camera dei Deputati hanno sostenuto una risoluzione non vincolante che incoraggia il governo a riconoscere la Palestina come stato, una mossa che sottolinea la frustrazione europea per lo stallo dei negoziati di pace in Medio Oriente.
I paesi europei sono diventati sempre più critici nei confronti di Israele, che dopo l’interruzione dei colloqui, sponsorizzati dagli Stati Uniti, avvenuta lo scorso aprile ha portato avanti la costruzione di insediamenti sul territorio che i palestinesi vogliono per il loro stato.
La Camera dei Deputati ha votato per 300 voti favorevoli la mozione presentata dal Partito Democratico del primo ministro Matteo Renzi (PD).
Mentre la maggior parte dei paesi in via di sviluppo riconoscono la Palestina come uno stato, la maggior parte dei governi europei occidentali non lo hanno ancora fatto, sostenendo la posizione di Israele e degli Stati Uniti che uno stato palestinese indipendente dovrebbe emergere dai negoziati con Israele.
Il voto simbolico di venerdì non cambia la posizione del governo italiano che, come gli altri paesi europei, sostiene ancora una soluzione a due stati negoziata.
Irlanda, Gran Bretagna e Francia hanno votato risoluzioni similari a quella italiana, nei rispettivi parlamenti, verso la fine dello scorso anno, La Svezia invece ha optato per il riconoscimento ufficialmente della Palestina.
I palestinesi vogliono uno stato indipendente in Cisgiordania e Gaza, con capitale Gerusalemme est.
Ma mentre i confini di Gaza sono chiaramente definiti, il territorio che costituirebbe la Palestina in Cisgiordania e Gerusalemme est sarà determinato solo tramite i negoziati con Israele su una soluzione a due stati.
Il punto è che se la Palestina fosse stato un paese già esistente prima della nascita dello Stato di Israele, il problema non si porrebbe, ma considerato il fatto che lo stato palestinese sia la più grande truffa storico-politica mai esistita, diventa al quanto impossibile, per Israele, cedere due territori che sono sempre stati storicamente israeliani (Giudea e Samaria) e parte della capitale dello Stato di Israele: Gerusalemme che è unica ed indivisibile.
Ricordando ai lettori che durante il dibattimento presso l’assemblea delle Nazioni Unite, prima della nascita dello Stato di Israele, proprio i rappresentati di quest’ultimo avanzarono la proposta di costituire due stati, uno israeliano e l’altro palestinese, che venne però respinto da tutti i paesi delle Lega Araba che oggi si ergono ipocritamente a paladini della causa dei palestinesi (un po’come sostenere la causa di Peter Pan e il riconoscimento dell’isola che non c’è), riproporre qualche domanda per riflettere ed infondere un po’ di spirito critico non fa assolutamente male.
Se credete fermamente all’esistenza di uno stato palestinese qualcuno dovrebbe rispondere ai seguenti quesiti:
Quando è stata fondata e da chi?
Quali erano i suoi confini?
Qual era la sua capitale?
Quali erano le sue città più importanti?
Qual era la base della sua economia?
Qual era la sua forma di governo?
Può citare almeno un leader palestinese prima di Arafat e di Amin Al Husseini, il muftì di Gerusalemme amico di Hitler?
La “Palestina” è stata mai riconosciuta da un paese la cui esistenza a quel tempo non lascia spazio a discussioni?
Qual era la lingua parlata nello stato di Palestina prima degli ebrei?
Avevano un sistema politico? Il loro sovrano portava un titolo? C’era un parlamento o un consiglio? Hanno combattuto delle battaglie?
C’è un qualche libro palestinese prima del Novecento? Possiamo nominare il nome di uno scrittore palestinese, un pittore, uno scultore, un musicista, un architetto palestinese prima di tale data?
Esiste un piatto tipico palestinese? Un costume caratteristico? (A parte kefiah con cintura esplosiva?)
Che religione aveva la Palestina prima di Maometto?
Qual era il nome della sua moneta? Ne esistono degli esemplari in qualche museo?
Scegliete pure una data nel passato anche recente e dite: qual era il tasso di cambio della moneta palestinese nei confronti del dollaro, yen, franco, ecc.?
Poiché questo paese oggi non esiste, qualcuno può spiegare la ragione per cui ha cessato di esistere? E può specificarne la data di estinzione?
Se la sua organizzazione piange per il destino dei poveri palestinesi “occupati”, qualcuno può dire quando questo paese era orgoglioso e indipendente?
Se le persone che, a torto o a ragione, chiamate palestinesi non sono solo una collezione di immigrati dai paesi arabi e se davvero hanno una identità definita etnica che assicura il diritto di autodeterminazione, qualcuno sa spiegare perché non hanno cercato di essere indipendenti dai paesi arabi prima della devastante sconfitta nella Guerra dei Sei Giorni? Perché datano l’occupazione dal ’67, se prima i “territori palestinesi” erano governati da stati “non palestinesi” come l’Egitto e la Giordania?
Impiegato presso una nota multinazionale americana, ha avuto varie esperienze di dirigenza sia in campo professionale che in campo politico.
Scrive per Milanopost ed altre testate, soffermandosi soprattutto su Israele, Medio Oriente, Africa sahariana e subsahariana. Giornalista Freelance scrive più per passione che per professione.