Milano 20 Aprile – Siamo nell’ordine di quattro aggressioni consumate nel giro di quattro giorni.
Nella notte tra sabato 18 e domenica 19, viene aggredito un autista nei pressi di un noto locale della zona di via Carducci. Trovando la strada occupata da auto in doppia fila, chiede aiuto a tre individui in giacca e cravatta, presumibilmente i buttafuori del locale, per far spostare le auto che lo intralciano. Con sorpresa del dipendente ATM uno di questi cerca di sferrargli un pugno. L’autista chiude prontamente il finestrino e si allontana, ma l’aggressore lo raggiunge, rompe il vetro e lo colpisce in pieno volto. L’intervento delle Forze dell’Ordine è immediato e l’aggressore viene fermato e indagato a piede libero mentre il povero autista viene portato al Pronto Soccorso del Policlinico.
Già il 17 aprile un dipendente ATM si era sfogato “Oggi sono stato aggredito da tre individui e solo per miracolo non ne è venuta fuori una rissa di proporzioni bibliche …uno dei tre, mentre continuava con le offese e le provocazioni, si beava del fatto che tanto io non potevo reagire perché lo dice la legge italiana. Proseguendo con le intimidazioni mi diceva anche che tanto io non conto niente, quindi di stare attento perché se volevo perdere il posto di lavoro dovevo solo provare a reagire… Tutto questo davanti a diverse persone che hanno assistito inebetite senza nemmeno chiamare i soccorsi …Non posso più andare avanti così”.
Il 16 aprile, verso le ore 13, alla stazione di Porta Romana della linea gialla l’operatore di stazione negava l’accesso a un extracomunitario senza documento di viaggio che chiedeva che gli fosse aperto il varco per disabili. All’ennesimo diniego, il folle scavalcava il tornello e raggiungeva l’operatore che, vista l’intemperanza dell’individuo, precauzionalmente si era chiuso a chiave in cabina. Ma a nulla era servito, perché il violento riusciva a sfondare la porta e a malmenare il povero lavoratore. Forte del complice che gli copriva le spalle, il folle proseguiva l’aggressione mentre “il compare” rubava borsello ed effetti personali al dipendente ATM. Entrambi poi si dileguavano verso un convoglio in arrivo. “I presenti all’accaduto, non solo non hanno chiamato le Forze dell’Ordine, ma si sono diretti ai treni come se intorno a loro non fosse successo nulla” racconta il malcapitato. Una volta dato l’allarme e all’arrivo della Polmetro, l’operatore aveva scoperto che, nonostante fossero presenti innumerevoli telecamere a circuito continuo, nessuna aveva registrato il fatto. Si era così dovuto “accontentare” di andare in pronto soccorso per farsi medicare.
Altri dipendenti, raccontano che il 14 aprile un loro collega della linea verde, alla stazione di Gessate, è stato aggredito da quattro rumeni. Il dipendente è finito in infortunio. Ma “per questione di immagine”, questa è la triste espressione che si vedono costretti a usare “ci dicono che dobbiamo tacere”. Oltre al danno anche la beffa.
L’indifferenza delle Istituzioni ha contagiato anche molti cittadini che, nonostante assistano a fatti così gravi, preferiscono non farsi coinvolgere. Eppure, per la povertà di controlli e di sicurezza, il problema coinvolge anche i passeggeri, spesso vittime di aggressioni, scippi e molestie sessuali. C’è veramente qualcosa che non va nelle nostre leggi? Le persone hanno veramente motivo di credere che non siamo tutelati?
Già il 15 marzo, “Gli Amici dei Tranvieri” mi raccontavano di un loro collega della MM1 che era stato massacrato solo per aver chiesto il biglietto “È stato aggredito perché voleva controllare il biglietto, dato che il malvivente aveva scavalcato il tornello. Non ha avuto neanche il tempo di parlare, appena si è avvicinato si è beccato una testata, poi è corso in cabina ma l’aggressore l’ha seguito e l’ha colpito sul naso fratturandoglielo. Altro che telecamere o pedali di emergenza. Il poveretto ha avvisato la polizia che è accorsa sul luogo arrestando il delinquente.” E nella stessa sera, “ due operatori di stazione scendono sulla banchina per allontanare dal convoglio della metropolitana una persona visibilmente ubriaca e, alla richiesta diretta di uscire, il malvivente estrae un coltello dal marsupio e minaccia il mio collega … si sono allontanati frettolosamente allertando le forze dell’ordine dato che in quel momento stavano rischiando la propria vita.”
Il 18 marzo un altro dipendente ATM racconta “All’ ALT del collega, il malvivente prima gli sputa in faccia e poi gli sferra un pugno a lato viso colpendolo su un orecchio, per poi dileguarsi nel convoglio metropolitano in arrivo”.
Il 2 aprile “sulla linea 19, è il tranviere di turno ad essere malmenato da due individui. La sua colpa è stata quella di non aver concesso loro di scendere dal tram fuori fermata.”
Il 3 aprile alla fermata di Bignami della Metropolitana Lilla una nuova aggressione vede coinvolto ancora una volta un operatore di stazione: “Il collega cerca di fermare due persone di colore che volevano accedere ai treni senza biglietto, ma uno dei due gli sferra una testata in pieno volto mandandolo in ospedale con uno zigomo rotto.”
Tra la firma dell’Accordo Expo 2015, fortemente contestato dai dipendenti ATM perché non concordato, e le reiterate aggressioni, a causa dell’assenza dell’azienda e delle Istituzioni, i lavoratori si trovano costretti a palesare e denunciare le proprie ragioni pubblicamente con l’unico strumento in loro possesso: lo sciopero.
Di fatto, con la precettazione dell’ultimo programmato per il 14 aprile, si sono nuovamente visti “violentare” anche nei loro diritti fondamentali di libertà di espressione e di sciopero pacifico, perché ritengono di avere motivi fondati. Giusto per non dimenticare, lo sciopero precettato aveva come motivazione “l’ordine pubblico relativo all’inaugurazione del Salone del Mobile”, che non era ancora aperto al pubblico essendo un evento per le sole Autorità “che come è ben noto non fanno uso di mezzi pubblici”.
Ma loro non perdono le speranze e sempre più uniti annunciano il prossimo sciopero per il 28 aprile.