Milano 23 Maggio – Le similitudini tra Pisapia e Marino diventano sempre più numerose e assimilabili. Entrambi non nascono politici, ma vincono a sorpresa prima le ormai famose Primarie di sinistra e poi diventano sindaco rispettivamente di Milano e di Roma, senza alcuna esperienza amministrativa, con la testa infarcita di ideologie che raramente hanno riscontro nel buon senso. Entrambi innamorati di progressismo che, se vai a vedere bene, significa nell’accezione comune ad entrambi, matrimoni gay, protezione massima ai Rom e accoglienza molto “buonista” per i profughi e i sedicenti tali. Entrambi amministrano con malcelato fastidio i residenti, tassandoli come più non si può e ripagandoli con l’abbandono a se stessi e ai loro problemi. Non meraviglia, quindi, che a Roma sia nato il primo campo profughi per italiani senza casa, una tendopoli che grida povertà, abbandono, rabbia. Racconta Giuseppe De Lorenzo su Il giornale “.A Casale San Nicola,periferia nord di Roma, sono giorni che donne, anziani e bambini dormono in tende per chiedere al Comune e al sindaco Ignazio Marino di destinare l’ex scuola privata Socrate a loro e non ai migranti che a breve arriveranno. “Questa è una vera e propria emergenza”, ha detto Alfredo Iorio, il leader del movimento “Nessuno tocchi il mio popolo” che rivendica l’utilizzo dello stabile per le famiglie bisognose romane. Prima che per i migranti”.
E i protagonisti descrivono a Romatoday la loro vita da indigenti senza casa “Attualmente vaghiamo ospiti a casa di amici o parenti, tante sere ci siamo ritrovati a dormire in macchina. Questa è una condizione che ti toglie la dignità ma allo stesso tempo di dà la forza per trascorrere la notte in tenda, al freddo, in questo presidio in mezzo al nulla. Vorremmo tanto quella casa popolare che ci spetta“. Ma non l’avranno, probabilmente. Perchè la decisione di destinare il casale ai richiedenti asilo è ormai stata presa. Così è nata l’idea del primo campo profughi per italiani. Riflette Il Giornale “Sembra uno scherzo, ma non lo è. Ma in fondo, la domanda che si pone chi da lunedì tutte le mattine si risveglia sotto una tenda è semplice e lineare: “Questo è un casale che potrebbe ospitarci tranquillamente, non capiamo però perché prima di noi vengano i profughi“. Domanda legittima. E considerata la situazione milanese e le arcinote preferenze di Pisapia, quando avremo un campo profughi per italiani anche a Milano? Forse è solo questione di tempo.
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Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano