HORROR DARSENA: IN ESCLUSIVA LE PROTESTE DEI COMITATI DI QUARTIERE E DELL’ARCH. URBANISTA BELTRAME (VIDEO REPORTAGE)

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Milano 5 Aprile – In sintesi:  una ristrutturazione da paura, 17 milioni di euro, che non piace a Milano.I residenti scioccati dalla pochezza culturale di una ristrutturazione sbagliata promettono fischi alla “prima” dell’horror-mercatone, che verrà inaugurato dal sindaco .

«La Darsena non c’è più, questo intervento può essere considerato un episodio di degrado del suo patrimonio storico».  Gianni Beltrame ,il più autorevole urbanista milanese, che ha diretto per diversi decenni il Centro Studi del Pim, Piano intercomunale milanese, istituito dal Comune di Milano e dalla Provincia, scende in campo contro la ristrutturazione della Darsena e ne detta la lapide. Un costo di 7 milioni di euro per le tasche dei milanesi, e un disastro dal punto di vista urbanistico e culturale. Banali  mattoni a vista che riprendono, come nell’Outlet Serravalle, un falsa ambientazione storica; un supermercato in stile Esselunga  al posto di un mercatino comunale, doppi magazzini per chi ripara le gomme delle biciclette  e invece loculi per chi vende pane , uova, pollami..Due comitati di residenti scendono in campo, lo storico Comitato Navigli e il neonato Comitato No ecomostro. Quest’ultimo s’oppone a una impropria baracca   che venderà  pesce fritto nel mezzo della piazza e propone, per protesta il giorno dell’inaugurazione della Darsena, l’esecuzione di un quartetto di archi composto per l’occasione. Cultura contro improvvisazone  urbanistica. Una piazza  in futuro solcata dai tram senza nessun riparo per gli incauti passanti che la vorranno attraversare romanticamente… l’Arch. Beltrame ,   uno dei maggiori conoscitori della storia e della funzione del sistema dei navigli, tanto da essere autore di diverse pubblicazioni a riguardo ed è considerato il padre spirituale del Parco Sud, colui che l’ha concretamente fatto nascere dal nulla tramite studi, suggerimenti, interventi nelle pubbliche amministrazioni, ha criticato   pesantemente questa ristrutturazione architettonica e ambientale che lascia molto a desiderare.. Lo affiancano numerosi residenti e negozianti , che si attendevano una riqualificazione  doc e soft , attenta alla atmosfera romantica e ottocentesca dei navigli, e invece di un angolo stendhaliano, si ritrovano un “non luogo”, da Mercatone Uno, da karaoke paesano, da Luna park Idroscalo.  Nuova Darsena? Allora era meglio la vecchia e stracciona. Il colpevole  è innanzitutto l’architetto Jean Francois Bodin, un grande esperto di musei, certo, tanto da averne risistemati parecchi in tutta la Francia.Ma avrà letto Stendhal?  In questo lavoro milanese è stato coadiuvato da altri tre illustri architetti italiani museali : Edoardo Guazzoni, Paolo Rizzatto e Sandro Rossi. Avranno letto Gadda? Eppure il risultato è sotto gli occhi di tutti. Un pasticciaccio  urbanistico, che non piace a nessuno, uno schiaffone alla tradizione milanese e anche al buon senso. L’horror Darsena,  appunto. Che costerà 17 milioni di euro ai milanesi, tra parcelle e consulenze eccellenti museali..La Darsena di oggi, con una storia così lunga e importante, poteva solo essere recuperata in funzione del turismo di cultura, di svago e sport, sostengono i residenti. Nasce invece un mostruoso luna park verde post moderno da bla bla culurale,  con falsi mattoncini e laghetto per le anatre, con un hangar cimiteriale per chi buca le gomme della in bici : si  è triplicato lo spazio commerciale esistente prima sulla piazza, ristretto il bacino, sotterrati i resti archeologici fino al punto di rendere illeggibile la storia di quel contesto. Con materiale povero, sono state create delle “quinte”, dei fondali con finto mattone a vista, che dovrebbero citare la presenza delle celebri mura spagnole, i cui resti, però, lì presenti, sono stati seppelliti.

I residenti sono sul piede di guerra e contesteranno rumorosamente il sindaco dimissionario che, come Schettino , non solo ha fatto affondare Milano e poi  l’ha abbandonata, ma anche fatto naufragare un quartiere immerso nella  sua cultura ottocentesca, trasformandolo in un anonimo  e pietoso “ non luogo”( manca solo il karaoke e l’autoscontro e i punti qualità ) che puzzerà pure di pesce defunto.

 

Video reportage di Claudio Bernieri