Nelle strade della prostituzione il Comune rimuove le pubblicità sessiste! Paradossi di una sinistra talebana

Approfondimenti Fabrizio c'è Milano

Milano 3 Giugno – Dopo le bici e i mimi ora anche i culi! Queste le priorità della giunta Pisapia. Prendo a prestito un post su facebook di una donna e professionista affermata, giusto per ricordare che non è un problema di bieco maschilismo.

Ci riferiamo alla battaglia contro la pubblicità sessista che ha portato alla rimozione di qualche decina di gonfaloni che promuovevano il locale lap dance ” Pepe Nero”.

La battaglia contro immagini sessiste intrapresa dalla Vicesindaca Ada Lucia De Cesaris dimostra la distanza lunarelucia_de_cesaris_vicesindaco-2 tra l’ideologia della sinistra e i problemi reali.

Quali sono oggi i problemi che una donna deve affrontare in più rispetto a un uomo a Milano? Certamente la pericolosità di uscire da sola in alcune zone o di utilizzare alcuni mezzi pubblici la sera, oppure quella di non poter coniugare lavoro e famiglia per carenze dei nido o delle materne. Ci sono ancora alcune discriminazioni sul lavoro o nella comunità islamica, dove le leggi sulle pari opportunità sono lettera morta rispetto agli usi e costumi improntati alla sottomissione.

Problemi veri, quotidiani e irrisolti che non vengono affrontati da chi mette al centro la storia della dignità femminile ferita dalla pubblicità sessista.

C’è poi una contraddizione grande quanto una casa. Perché si applica il regolamento comunale facendo rimuovere cartelloni osé proprio nelle vie laddove ogni giorno si esercitano prostitute e viados, con gravi disagi per i residenti.

E poi chi giudica un principio cosi vago come ” il lesivo della dignità femminile”? Qualche funzionario comunale o qualche talebana appartenente ad associazioni femministe oramai senza ragion d’essere?

E poi che avrebbe dovuto mettere sul suo materiale pubblicitario l’impresario di un locale di lap dance? Non sono domande oziose se tutti i lettori del Corriere, come sempre raggiante per l’iniziativa, hanno invece bollato con i loro commenti la decisione come una ridicola censura.

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