Milano 8 Giugno – L’Istat, nel suo report annuale, ci dice che 1,6 milioni di nostri cittadini si sono arresi, nella guerra quotidiana per trovare un lavoro. Sono disponibili a lavorare, ma non cercano. Spiaggiati, cetacei a cui manca la profondità necessaria a nuotare, attendono. Fanno parte di un esercito (3,5 milioni di persone) che hanno cessato la ricerca, a cui si aggiungono 3,3 milioni di disoccupati. Ovvero di gente che cerca attivamente un posto, ma non lo trova. Questo ci dà due dati: chi si è arreso supera chi lotta e la resa non costituisce evidentemente un problema insormontabile, o fuori dalle nostre finestre dovremmo avere le favelas. La conseguenza di questo stato di cose, però, è forse peggiore. Ci sono quasi 7 milioni di persone, e con loro i loro parenti pensionati o dal cuore grande, che vogliono che lo Stato trovi una soluzione. La soluzione più semplice e sbagliata si chiama reddito di cittadinanza. Ovvero, detto in altri termini, l’operazione di voto di scambio, di corruzione e di sovversione più grande che la Storia abbia conosciuto dal tempo del panem et circenses dell’Antica Roma. Questa operazione dà la possibilità agli spiaggiati di essere nutriti, assistiti e coccolati dallo Stato per un certo tempo. Che può essere qualche anno, nelle proposte iniziali eh. Tanto diventerà a vita appena questo corpo sociale farà presente ai cittadini parlamentari quanto più facile sia prendere voti se si hanno 7 milioni di persone a stipendio. 7 milioni, peraltro, è il doppio dei dipendenti pubblici dichiarati. 7 milioni di cittadini che ad ogni elezione politica dovrà scegliere se continuare a mantenere il proprio sussidio o perderlo. L’evidente problema è, ovviamente, che ogni restrizione a questa manna cadrà sotto la pressione degli esclusi ed ogni buon proposito di severità verrà meno davanti alla forza propulsiva del voto clientelare.
Gli esempi della storia, dai lavori socialmente utili ai falsi invalidi, ci insegnano senza esclusione di dettagli, quanto questo sistema si riveli difficile da controllare. Si creano aspettative, regioni di impunità e corruzione, corruzione senza limiti. Per entrare nell’elenco dei sussidiati carte false verranno prodotte, soldi passeranno illecitamente di mano e favori verranno scambiati. Il paradiso della Mafia che avrà picciotti sazi e senza problemi pressanti di sopravvivenza. E poi, poi c’è da esaminare il lato più atroce di questa vicenda. Veder morire una generazione (la mia, peraltro) di inedia. Privati di opportunità da un sistema che tassa a morte chi osa produrre, ma coccola senza freni chi evita accuratamente di farlo, i miei coetanei si troverebbero una volta i più davanti al bivio: vivere o vegetare? I dati di partenza non sono particolarmente incoraggianti, circa 3 milioni su 7 di inoccupati sono under 35. Una generazione storpiata in partenza a cui questa norma darebbe il colpo di grazia. I primi anni dopo lo studio sono vitali in un curriculum. Passarli guardando un muro mentre lo Stato ti dà pure un alibi è un ottimo modo per non avere un futuro professionale. Provate, inoltre, a pensare a tutti quelli che vivono situazioni difficili sul luogo di lavoro. Quale incentivo avrebbero a continuare? Perchè non mollare e darsi all’ozio dei loro coetanei?
Ovviamente Grillini e Coalizzati Sociali vi risponderanno che in Nord Europa non ci sono problemi del genere. A parte il fatto che non è vero, ma anche ammettendolo, Buzzi, che vi risulti è di Stoccolma? E Carminati? Oslo? Tanto per fare nomi di cronache recenti, ma vi vorrei ricordare che De Luca ha vinto in Campania grazie ad un certo De Mita, con l’aiuto fattivo di un tale Cirino Pomicino. Devo dire altro?
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,