Milano 9 Giugno – Caro Celentano, con il dovuto rispetto per un gigante della musica che ha accompagnato la mia vita, devo dirle che molti milanesi, già suoi fan e ammiratori, non sono disponibili a ballare il rock delle sue fantasie, della sua superficialità di giudizio, del suo ambientalismo a fasi alterne, quando le conviene, della sua lettura di una Milano “aggiustata” da Pisapia in modo esemplare. Ma dove vive? Dove ha visto le cose “aggiustate” dal Sindaco che le fanno esclamare tanti OHH! di meraviglia? Lei scrive sul suo Blog rivolgendosi a Pisapia “ Hai fatto tante cose belle a Milano, partendo dall’area C, alle piste ciclabili, e tanti belli abbellimenti come la Darsena….Peccato che hai deciso di mollare…Ho sempre avuto il sospetto che nelle tue vene scorresse quel sangue rock tipico di chi ama la bellezza dell’arte” Verrebbe da dire “peccato un corno” se amare la bellezza significa violentare il Parco Sempione con un obbrobrio di cemento che ha fatto gridare allo scandalo gli amanti del verde e i più grandi paesaggisti in circolazione, se amare la storia di Milano significa ristrutturare la Darsena con modalità che fanno dichiarare all’arch. Beltrame “La Darsena non c’è più, questo intervento può essere considerato un episodio di degrado del suo patrimonio storico. Un costo di 7 milioni di euro per le tasche dei milanesi, e un disastro dal punto di vista urbanistico e culturale. Banali mattoni a vista che riprendono, come nell’Outlet Serravalle, un falsa ambientazione storica; un supermercato in stile Esselunga al posto di un mercatino comunale, doppi magazzini per chi ripara le gomme delle biciclette e invece loculi per chi vende pane, uova, pollami..” Uno schiaffo, insomma alla tradizione milanese e uno schiaffo ai comitati dei residenti inascoltati e dimenticati. Perché mai come in questi ultimi anni la voce dei cittadini è stata forte e chiara contro il rockettaro Pisapia. Contro la sua furia demolitrice di alberi (vedasi Parco Solari e Cairoli), contro una pedonalizzazione illogica e deleteria di piazza Castello, ecc. ecc. Se sono questi gli “aggiustamenti” e gli “abbellimenti” che lei considera degni di nota per rimpiangere un Sindaco, forse ha bisogno di un paio d’occhiali nuovo. Le piste ciclabili sono un tormentone che è, sì, la cifra di questo Sindaco per i tanti soldi spesi, per il traffico in certe zone insostenibile, per gli incidenti raddoppiati in alcuni incroci. Soldi detratti ai sussidi per gli indigenti, alla manutenzione delle periferie, al decoro della città.
Un’ultima cosa: giorni fa lei ha dato ragione a Salvini nel pasticciaccio Rom di Roma, ammettendo implicitamente che qualche regola, qualche limitazione dovrebbe pur esserci. E allora sappia che con le politiche di Pisapia nei confronti dei Rom, Milano sta diventando una città invasa da nomadi di tutte le etnie. Forse non si sono ancora accampati nella sua amata via Gluck, ma dia tempo al tempo…
Balli pure il rock con Pisapia, ma la maggioranza dei milanesi preferisce il tradizionale valzer del buonsenso
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Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano