Renzi mai così debole

Approfondimenti Attualità

Milano 10 Giugno – Dopo le Regionali, Renzi sta crollando sotto il peso del proprio mito. I grandi problemi sono pressapoco tre: il rapporto con gli alleati, il rapporto con la minoranza ed il rapporto con l’elettorato tipicamente Renziano.

Gli alleati stavolta sembrano facciano sul serio. Sarebbe una rivoluzione, mai si era sospettato che Alfano potesse fare seriamente qualcosa in politica. A lanciare l’urlo di battaglia, Quagliariello: “Se non cambia l’Italicum (cosa notoriamente impossibile, sarebbe ammettere la sconfitta), usciamo dalla maggioranza”. Ovviamente nessuno se l’è filato nemmeno di striscio. Poi però Mario Mauro ha portato via due Senatori dalla maggioranza. E qualcuno avrebbe dovuto sospettare che la serietà della situazione stava aumentando. Ieri il primo attacco, in Commissione Affari Costituzionali il Pd va sotto. Un disastro. Non che cambi nulla, nella pratica, ma l’assenza di Ncd e l’astensione di Mauro significa che la maggioranza, in sostanza, non esiste più. Non esiste perchè Area Popolare è del tutto impermeabile alle minacce del Giullare Fiorentino. A questo va sommato il fatto che Alfano deve liberarsi di una serie di pesi morti, prima che li prendano in carico i Carabinieri nell’ambito dell’indagine di Roma Capitale. Insomma, le elezioni adesso, magari con un centrodestra riunito, non sono un problema, ma forse la soluzione ad un lungo elenco di problemi.

La minoranza, per qualche motivo, dopo le Regionali, si fa ancora intimidire da un uomo il cui bacino elettorale è partito per altri lidi. Nominalmente, il divano di casa propria. Una discreta parte di questa nuova aggiunta al partito degli astenuti risponde all’elettorato storico della sinistra rossa. E neppure la protesta clamorosa contro Renzi dà coraggio ai vari Bersani. Non c’è Speranza che tenga, la sinistra si condanna, oggi come sempre, all’irrilevanza. La paura sono elezioni anticipate che finiscano in un disastro. Inoltre, il problema di Mafia Capitale non è un fenomeno Renziano, è un male antico della cooperazione Rossa, una argomento tabù nella dirigenza, che è infinitamente più facile far gestire ad un estraneo che smazzarsi in proprio. In ultimo, Landini per Renzi non è un problema, per Bersani in ottica Italicum è un dramma: se non ti ci fondi, ti preclude qualsiasi chance. Per questo la minoranza si sottometterà ancora, sperando di logorare Rnzi e restituire il favore fato a Letta nella defenestrazione di San Valentino.

Infine l’elettorato Renziano non pare particolarmente tonico. Al Nord, dove dovrebbe essere l’arma segreta per scardinare il centrodestra, non è decisivo. In Veneto e Liguria non sostiene le candidate prese fior da fiore dal Leader. In Trentino è difficile dire in che misura contribuisca a mantenere uno status quo che pare immutabile, con l’unica variabile della lingua parlata dai socialisti al potere. Al centro forse sostituisce l’elettorato storico di matrice comunista, ma è una sostituzione in calando, un tono minore che regge solo perchè la parte moderata della coalizione di centrodestra fatica a trovare un autore credibile. Di certo non è un elettorato ideologico su cui contare malgrado tutto e tutti. Anzi. Si può essere certi ella sua defezione verso altri lidi, una volta che il carro del vincitore cambi conducente.

In definitiva la situazione è tipicamente Italiana. L’uomo forte non è più tale, per mille ed una ragione, ed il suo impero, costruito sul nulla e difeso dal niente, si sgretola sotto gli occhi atterriti dei cortigiani. Come nel 94 Berlusconi, ora Renzi deve affrontare le due sfide più grandi. Gestire la planata e condurre i suoi nel deserto. Non sarà facile, con la magistratura ed i giornali di sinistra assetati di sangue. Ma chi come noi ci è passato, sa che non vi è alernativa. E qualcuno si ostina a chiamarla democrazia.