Milano, immigrati: un problema di numeri e di inefficienza strategica. Il volontariato propone una soluzione

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Milano 11 Giugno – Arrivano e non finisce mai l’emergenza e il disagio e la polemica politica. Ovviamente a monte c’è il problema irrisolto dell’immigrazione, c’è l’incapacità di Renzi di concordare con l’Europa un serio programma strategico, anche con un eventuale ricatto sul piano finanziario, c’è la disperazione dei profughi che hanno capito benissimo quanto l’Italia sia la meta più facile dove rifugiarsi, c’è l’indifferenza di molti Paesi non direttamente coinvolti, c’è infine una tradizione consolidata di buonismo più o meno istituzionalizzato che predica accoglienza, senza andare alla radice del problema, senza prefigurare soluzioni anche impopolari, ma radicali. Ma, è il pensiero comune del cittadino italiano, quando è troppo è troppo e occorre far qualcosa che difenda gli interessi e i diritti di una comunità già provata dalla crisi e da mille problemi. E allora dire basta diventa una forma di autodifesa e poco importa se dopo il veto di Maroni di accogliere altri profughi, l’invio di 500 poveracci da parte di Alfano è una ritorsione oppure no e fa rabbia il loro modo schizzinoso e a volte provocatorio: questo alloggio non mi piace, manca internet, troppo lontano dal centro ecc. ecc. Milano è semplicemente satura, Pisapia pensa al Vangelo (ma non è ateo?) per infiammare la polemica contro Maroni, Majorino sposta un po’ di qua e un po’ di là senza una strategia precisa, spesso a scapito dei senzatetto, confessando “Il Comune non ha mai impiegato risorse proprie per questo tipo di emergenza, ma solo capitali dello Stato” E i residenti hanno la sensazione di un’invasione autorizzata, di una violazione alla loro libertà e ai loro diritti. E quando l’accoglienza diventa abbandono ad esempio in Stazione Centrale per ore e ore dovrebbe anche esserci la vergogna per il tanto parlare in teoria e l’incapacità nei fatti di trovare soluzioni idonee. E siamo nella civilissima Milano. E che cosa succederebbe se il volontariato non intervenisse? Perché proprio dal mondo della solidarietà arriva una proposta. Exodus e Fondazione Progetto Arca trovano insieme una soluzione per far fronte all’emergenza accoglienza migranti. Gli spazi dell’ex dopolavoro ferroviario possono accoglierli tutti. «Noi finanziamo i lavori di ristrutturazione, ma l’utilizzo della struttura deve essere in comodato d’uso gratuito». Intervistato da  “Vita”, tavernaFranco Taverna coordinatore nazionale di Exodus, dichiara “Uno spazio grande, in disuso da anni, quello dell’ex dopolavoro ferroviario della Stazione Centrale di Milano che potrebbe diventare il prossimo “polo sociale” del comune. Quasi 500 metri quadri per far fronte alle richieste dei più bisognosi, dai migranti agli homeless. Exodus e Fondazione Progetto Arca sono disposti a trovare i soldi per la ristrutturazione dello stabile, ma il Comune e le Ferrovie dello Stato devono cooperare. Perché “devono rendersi conto che il privato sociale e il volontariato non possono intervenire su una drammatica emergenza sociale con una trattativa analoga a quella di un ente privato che potrebbe rifarsi con le valorizzazioni dell’immobile. Devono capire che il servizio che svolgiamo in molti casi serve come una sostituzione a quello che dovrebbe essere l’impegno diretto dello Stato….Quindi nessuna trattativa. Non è possibile che ci sia una contrattazione paragonabile all’affitto di un negozio….Neanche per un contratto simbolico; deve essere chiaro che questo è un servizio con una destinazione sociale. L’utilizzo della struttura deve essere un comodato d’uso gratuito e finalizzato…L’idea è di creare un luogo di primissima accoglienza. Un luogo dove poter dire “qua puoi andare a dormire, qua invece a consumare un pasto….Parliamo di migranti perché in questo particolare momento l’emergenza ci riporta a loro…Ovviamentenel nostro progetto questo deve diventare un polo sociale permanente; un polo che accolga persone bisognose. Un comune come quello di Milano  non può affrontare queste emergenze con superficialità e pressapochismo. Ci serve pianificazione e lavoro di persone competenti”