Milano 14 Giugno – E’ quantomeno singolare la “Leopoldina” riunitasi ieri per decidere le candidature PD per Palazzo Marino.
Singolare in un momento in cui Milano impazzisce per un’emergenza profughi senza precedenti, per una delinquenza dilagante senza controllo e i vari assessori, sindaco compreso, dovrebbero essere occupati a risolvere problemi di sicurezza, di salute pubblica, di strategie possibilmente costruttive per lo smistamento degli immigrati. Invece no, il PD si preoccupa di fare ben altre strategie per riappropriarsi del Comune nel 2016. L’hanno denominata operazione simpatia e suona decisamente ironico il termine, considerata la lotta fratricida che conosciamo all’interno della sinistra. E altrettanto ironico per i milanesi che assistono al disastro quotidiano di una superficialità amministrativa inconcludente e dannosa per la città, ma evidentemente ancora una volta l’amore per il potere vince sull’amore per la città. E i cittadini hanno paura: roncole machete, coltelli possono far male senza preavviso, scabbia e malaria sbarcano nella quasi indifferenza delle istituzioni, il degrado ambientale sta diventando una consuetudine, la rabbia di chi assiste viene tacciata di razzismo ed è solo autodifesa, ma il PD pensa a far simpatia, a promuovere tavoli di consultazione con l’intellighenzia del partito, perché parlare e parlare è l’unica cosa che sanno fare bene, per programmare un piano che incanti e che persuada. 32 i tavoli di discussione con ben 150 relatori provenienti dal mondo sindacale, dal terzo settore, dal comparto economico e chi ne ha più ne metta- Lo scopo? Fare quel programma irresistibile che permetta di vincere ancora.
Ma perché tanta energia non viene spesa per risolvere i problemi dell’oggi? Perché il fare non c’è nel DNA della sinistra.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano