Pensioni, a conti fatti il governo restituisce il 12%

Attualità Società

Milano 18 Giugno – Chi pensava che dopo la sentenza della Consulta il governo avrebbe restituito gli arretrati del blocco della rivalutazione, dovrà masticare amaro. In tasca arriveranno pochi euro, meno del 12% del maltolto. A fare i conti è l’Ufficio parlamentare di bilancio presieduto da Giovanni Pasauro che ha fatto una stima delle conseguenze del decreto varato dal governo per coprire la falla aperta nei conti pubblici dalla sentenza della Corte Costituzionale. Il governo restituirà ai pensionati solo un importo tra il 27,1% e il 7,7%. Gli arretrati vanno da 816,4 euro per le fasce più basse a 319,8 euro per le fasce più alte. La restituzione integrale per il triennio 2012-2014 sarebbe rispettivamente di 3.008 euro e 4.157 euro.

Il decreto riguarda solo coloro che hanno una pensione fino a 3 volte il minimo e che quindi non sono stati interessati dal 2011 dal blocco dell’indicizzazione. I coinvolti sono quindi 4,4 milioni su 14,6 milioni. Pisauro ha spiegato che e si fossero dati rimborsi a tutti, e non solo fino a 3.200 euro di pensione, la fascia più bassa avrebbe ottenuto solo il 34% delle risorse, contro il 67% attuale. Ma concentrando la restituzione sugli assegni più contenuti l’entità ne ha risentito. Per un assegno da 3,5 volte il trattamento minimo (1.639 euro nel 2011), per il solo 2016 si prevede di rendere 18,8 euro mensili, con una perdita residua di 76,7 euro. I pensionati con assegni da tre a quattro volte il minimo, invece di perdere il 4,8% medio annuo perdono il 3,8%; quelli con importi da quattro a cinque volte il minimo invece di veder svanire il 4,9% subiscono una perdita del 4,4%; quelli da cinque a sei volte il minimo passano da un taglio del 4,9% ad uno del 4,7%; mentre per assegni oltre sei volte il minimo la perdita resta pari al 4,5% (non essendo prevista per questi ultimi nel decreto alcuna restituzione). Dunque, alle pensioni da tre a quattro volte è stato restituito solo l’1% di quanto tolto; da quattro a cinque volte il minimo solo lo 0,5%; da cinque a sei solo lo 0,3% e oltre sei volte il minimo nulla.

Pisauro ha sottolineato che il decreto comporta un onere annuo di circa 500 milioni. Il che vuol dire che il «tesoretto» è stato già mangiato e che ci sono pochi margini di manovra per nuove politiche.

Poi il presidente dell’Ufficio bilancio mette in guardia dal sottovalutare una situazione che resta molto critica. «Non voglio essere una Cassandra ma -osserva Pisauro- potrebbero insorgere altri fattori esogeni e peggiorare ulteriormente» lo scenario.

Laura Della Pasqua (Il Tempo)

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