Migranti: dove è più facile ottenere la protezione internazionale

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Milano 21 Giugno – Secondo il rapporto dell’Unhc nel mondo un uomo su 122 abbandona il proprio Paese.

Nel Mondo un essere umano su 122 ha dovuto abbandonare la propria casa, il proprio Paese. Secondo il rapporto annuale dell’Unhcr Global Trends, nel 2014, una media giornaliera di 42.500 persone sono diventate rifugiati, richiedenti asilo o sfollati interni rispetto ai 10.900 del 2010. Alla fine dello scorso anno avevano raggiunto quota 59,5 milioni di persone, un dato che sfiora la popolazione di un Paese come l’Italia. Ma il numero di queste persone in fuga ha subito un fortissimo incremento proprio negli ultimi dodici mesi: nel 2014 i rifugiati erano 51,2 milioni. Nel 2005, invece, erano “solo” 37,5 milioni. Francesco Cherubini, docente di Tutela internazionale dei Diritti Umani presso l’Università Luiss di Roma, ci ha aiutato a capire bene le procedure e i tempi per le richieste di asilo ma anche in quali Paesi europei è più facile ottenerle.

Le procedure

Le procedure variano da paese a paese, ma all’interno di un sistema comune che riguarda anche aspetti contigui a quelli strettamente procedurali: ad esempio, le condizioni sostanziali per l’ottenimento dello status (il rischio di persecuzioni nel paese di origine o di gravi violazioni dei diritti umani del richiedente), o le condizioni di accoglienza (come deve essere trattato il richiedente mentre viene esaminata la sua domanda).

La discrezionalità degli Stati Membri della Ue

Le possibilità di ottenere la protezione internazionale varia molto da paese a paese. Secondo i dati dell’Alto commissario delle Nazioni Unite sui rifugiati, elaborati dallo European Council on Refugees and Exiles, nel 2011 il tasso di riconoscimento nei paesi dell’UE andava dal 2% della Grecia fino al 67% della Finlandia.Ciò non dipende dalla “nazionalità” delle domande: i dati relativi a quelle proposte da cittadini afgani variava dall’11% (sempre la Grecia) al 66% (Austria), quelli relativi a cittadini somali dal 20% (Danimarca) al 96% (Germania). Il motivo principale di queste differenze sta proprio nel fatto che le norme europee “a monte” lasciano ampia discrezionalità agli Stati membri.

La scarsa accoglienza francese

Secondo i dati Eurostat, le decisioni positive (in prima istanza) sul totale delle domande presentate in Francia è stato pari al 14% nel 2012, al 17% nel 2013, al 15% nel 2014, percentuali piuttosto basse. Se si prendono i dati relativi alle singole nazionalità dei richiedenti, questi tassi possono cambiare molto: per i cittadini siriani si arriva al 95% nel 2014 (in Italia, nello stesso periodo, è stato del 64%), mentre per i cittadini somali la Francia è ferma al 23% (addirittura 94% in Italia).

Meglio in Germania e Austria

In questi due paesi le percentuali sono mediamente più alte rispetto alla Francia: per la Germania il 29% (2012), il 26% (2013) e il 41% (2014); per l’Austria il 28% (2012) e il 29% (2013; manca il dato del 2014). Per quanto più alte di quelle francesi, si tratta comunque di percentuali medio-basse nel quadro generale: l’Italia, ad esempio, ha il 58% nel 2014. Tutto ciò mostra che la scelta dei migranti di non fare domanda in Italia, preferendo la Francia o altri paesi europei, non è determinata unicamente dalle possibilità di ottenere il riconoscimento (dato che peraltro i richiedenti potrebbero non conoscere), ma anche da altri fattori quali le condizioni di accoglienza, i legami storici, culturali, linguistici, e molto altro. È però certo che un sistema europeo di asilo effettivamente comune avrebbe l’effetto di spingere i dati dei singoli paesi verso un generale allineamento. Per fare ciò, tuttavia, è necessario che gli Stati membri affidino questa materia integralmente all’Unione europea e vengano ridotti al minimo, se non azzerati, gli spazi di discrezionalità di cui al momento essi godono.

Nadia Francalacci (Panorama)

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