Milano 27 Giugno – E così il tentenna Pisapia ha avuto uno scatto di orgoglio o forse di paura…ma con un coraggio inaspettato ha piantato in asso la Michelle Obama in visita all’Expo, per correre a Roma e battere i pugni sul tavolo. Il dialogo con Renzi non deve essere stato facile, vista l’antipatia reciproca, ma far presente che la Città Metropolitana di Milano ha un buco di 500 milioni, val pure uno scontro. Perché un chiarimento andava fatto, perché lasciare l’incarico di Sindaco con all’attivo –si fa per dire – un fallimento, deve essere sembrato disdicevole anche per Pisapia. E pensare che qualche anno fa quando ancora si sussurrava che l’abolizione delle province fosse cosa buona e giusta, il Nostro era entusiasta e si considerava “Padre nobile” della riforma. Ma ad un anno dalla elezione del futuro Sindaco non si può rischiare la figuraccia di un commissariamento. Soprattutto per amore di parte non si può dichiarare la verità scomoda che la riforma Del Rio è in sintesi una gigantesca porcata. E allora Renzi faccia qualcosa per ripianare i debiti, si inventi una soluzione per salvare la faccia di una sinistra milanese e nazionale incapace e allo sbando. Mariastella Gelmini non usa mezzi termini: “Non è Milano che affonda con la Città metropolitana: ad affondare è tutta la sinistra e la sua costante, immutabile inconcludenza.”
Ma per chiarire in modo esaustivo la situazione, Bruno Dapei (F.I), Direttore generale dell’Osservatorio Metropolitano e già Presidente del Consiglio Provinciale, dichiara: “C’è un misto di disinformazione (se in buona fede, forse ancor più preoccupante) e di paradossi nel “grido d’allarme” di Giuliano Pisapia, e nei relativi commenti, sul deficit della Città metropolitana.
Palazzo Isimbardi, per dire della Provincia di Milano prima e oggi della sua erede Città metropolitana, non si giova di trasferimenti dello Stato, a differenza di quanto avviene in quasi tutte le altre aree del Paese. Quindi, per piacere, non parliamo più di tagli. Nel nostro caso, non c’è nulla da tagliare, visto che non ci viene dato nulla da Roma.
I decreti governativi che “raschiano” il fondo del barile degli enti locali riducono i trasferimenti alle altre province e città metropolitane e aumentano, nel caso di Milano, un prelievo sempre maggiore.
Se lo Stato, nella manovra del 2011, ha ridotto trasferimenti e introitato dall’insieme delle province 300 milioni, nel 2012 la cifra stabilita è salita a 1.115 milioni, nel 2013 1.615 milioni, nel 2014 2.559 milioni per arrivare nel 2015 (comprese le città metropolitane) a quasi 4 miliardi (3.741 milioni).
Il conto per la Città metropolitana di Milano ammonta quest’anno a 169.620.404,45 euro ed è destinato a salire nel futuro. Ripeto, non un taglio di trasferimenti dallo Stato a Milano ma lo “scippo” dei soldi raccolti dalle tasche dei milanesi con addizionali e imposte locali che avrebbero dovuto finanziare trasporti, manutenzione di scuole e strade del nostro territorio.
Semplicemente, solo oggi il sindaco metropolitano Pisapia (mai eletto dai 3 milioni di cittadini della Grande Milano) si è finalmente accorto di quanto diciamo dal giorno in cui è stata approvata la legge Delrio e i decreti sulla finanza locale: non rimangono neppure i soldi per pagare gli stipendi, men che meno per far fronte alle minime obbligazioni nei confronti dei servizi sociali di area vasta (es. disabili sensoriali come sordi e ciechi) e di sicurezza stradale e scolastica.
Invece di battere i pugni e difendere i soldi per il suo territorio e i suoi cittadini, il sindaco Pisapia ha assistito in silenzio prima allo scippo della Serravalle, perpetrato con la legge Delrio, e poi all’approvazione dei decreti che inevitabilmente uccidevano nella culla la nascente città metropolitana. Riesce a essere polemico solo con il centrodestra per un incomprensibile scaricabarile rispetto al debito ereditato. Si tratta non solo di cifre assolutamente fisiologiche e “inoffensive” (frutto di 154 anni di storia, in cui mai si era rischiato il default), anche contando la parte gravata dall’acquisto della stessa Serravalle, voluta dalla sinistra.
Pisapia è un fine giurista, la cui professionalità da avvocato frutta milioni di euro l’anno. Eppure, non riesce a dire una sola parola sulla incostituzionalità di quanto sta accadendo. Il Governo Renzi sta “rapinando” i soldi dei milanesi e il sindaco di Milano sceglie di mettere la testa sotto la sabbia per affinità politica col governo. O forse, vien da pensare, per qualche finalità politica che nulla ha a che fare con l’interesse dei milanesi. Di destra, di centro e di sinistra.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano