Milano 28 Giugno – Jennifer, 24 anni, commerciante inglese, cammina nervosa. In una mano ha il cellulare con cui telefona alla ricerca disperata di un volo per tornare a casa: «Ho troppa paura, sono arrivata solo da tre giorni, ma non posso continuare la mia vacanza. Nell’altra mano l’Ipad, con cui tenta di capire ciò che veramente è successo: “C’era talmente tanta confusione che non abbiamo nemmeno visto quanti fossero i terroristi». Uno solo, secondo l’ultima ricostruzione, che è stato ucciso. Il giorno dopo l’attentato terroristico contro i turisti sulla spiaggia di Sousse, gli hotel presi di mira sono blindati, in tanti cercano di partire. Sono 2.500 i turisti di nazionalità britannica e 600 quelli di nazionalità belga ad aver già lasciato il Paese. Il bilancio del venerdì di sangue è pesante: 38 morti e 36 feriti. Sarebbe escluso il coinvolgimento di connazionali, anche se l’Unità di crisi della Farnesina prosegue le verifiche. Il governo tunisino ha comunicato che sono stati identificati 10 cadaveri. Sono 8 britannici, un tedesco e un belga. Ci sarebbero anche vittime di nazionalità ucraina e norvegese, oltre che tunisina.
Le rivendicazione dell’Isis, paura in tre continenti
L’Isis ha rivendicato nella notte sui social media la paternità dell’attacco. I jihadisti si erano già attribuiti l’altro attentato, quello contro una moschea a Kuwait City che ha fatto 27 vittime. Tunisia, Francia, Kuwait e Somalia: la jihad si è scatenata nel venerdì del Ramadan colpendo tre continenti quasi simultaneamente. E intanto l’unità anti-terrorismo di Scotland Yard annuncia di avere sventato un attentato terroristico contro una parata nel giorno delle forze armate a Merton, quartiere sud-occidentale di Londra. Il piano, rivela il tabloid “The Sun” prevedeva l’esplosione di un ordigno rudimentale ma letale. L’obiettivo era uccidere il numero più alto possibile di soldati e civili presenti alla parata per la ricorrenza, il 27 giugno, del giorno delle forze armate.
Il terrorista il kalashnikov nell’ombrellone
L’attacco in Tunisia sarebbe stato messo in atto da un solo terrorista, ucciso dalle forze di sicurezza. Il 23enne Seifeddine Rezgui apparteneva al gruppo universitario della “Gioventù islamica” rivelano i media tunisini che hanno ricostruito il profilo dell’attentatore. Secondo “Kapitalis”, frequentava un master in ingegneria informatica. È uno studente noto ai servizi segreti tunisini perché frequentava estremisti salafiti. La matrice dell’attentato sarebbe da attribuire al gruppo “Hezb Ut Tahrir”: «Si spacciano per pacifisti, ma stanno tentando di ricostruire il Califfato», sostengono fonti governative. Rezgui, nato a Gaafour, nel governorato di Siliana, era stato segnalato in alcune moschee salafite gestite da estremisti islamici, ma la sua fedina penale era pulita.
Il governo chiude 80 moschee che incitano alla violenza, resort blindati
Resort, alberghi e luoghi turistici sono stati blindati dall’esercito. Il premier, Habib Essid, ha annunciato di aver richiamato i riservisti per garantire la sicurezza, ma migliaia di turisti stanno comunque lasciando il Paese. Le nuove misure anti-terrorismo entreranno in vigore il primo luglio e prevedono lo schieramento di soldati riservisti nei «siti sensibili e nei luoghi che possono essere obiettivo di attacchi terroristici», ha annunciato il premier, dopo aver ordinato la chiusura di 80 moschee per incitamento all’estremismo islamico. Si tratta di un «piano eccezionale per assicurare una maggiore sicurezza nei luoghi turistici e archeologici», ha aggiunto Essid.
(Grazia Longo-La Stampa)
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