Milano 28 Giugno – Questo articolo vuole raccontare l’altra metà della storia del verdetto che obbliga 30 Stati USA a rinnegare il risultato di altrettanti Referendum, finiti con la decisione che il matrimonio è solo fra uomo e donna.
Una prima nozione: le sentenze della Corte Suprema vengono decise a maggioranza. I giudici sono nove. I casi di 5-4, soprattutto nei casi più spinosi non sono frequentissimi. Questo è uno di quelli. Ma si va ben oltre, i giudici dissenzienti spesso motivano il dissenso con pareri divergenti. Parerei tecnici, praticamente sempre asettici. E’ comprensibile, la loro nomina è a vita e se si alzasse costantemente la voce la vita diverrebbe un inferno. Questa volta le 4 Sentinelle, gli Eredi di Antigone non hanno dissentito. Hanno urlato il loro dissenso. Ed il motivo è chiaro e non c’entra nulla con il matrimonio: la Corte ha usurpato il potere del Popolo. Come ha scritto il Giudice Scalia: “è un Colpo di Stato giudiziario”.
Una seconda nozione: la Corte Suprema Usa non ha tutti i poteri e le licenze che ha la nostra. Se li sta prendendo con il tempo, come tutte le Corti Supreme, ma in questo caso ha fatto qualcosa di impensabile. Ce lo spiega il Presidente della stessa, il Giudice Roberts, quando dice che questa sentenza non ha nulla a che vedere con la Costituzione. E’, più che altro, una forma di politica sociale. Ecco, appunto, qui viene presa una decisione politica. Una decisione che andrà a scardinare i poteri degli Stati, ma soprattutto delle loro popolazioni. Di 32 Stati in cui il matrimonio è limitato allo stato naturale delle cose, infatti, 30 hanno infatti legiferato a seguito di Referendum popolari. Questa ingerenza del giudiziario nel processo democratico è una pericolosissima porta sul nulla. Mai, infatti, neppure ai tempi della Segregazione, si è ricorsi al potere Giudiziario, da sempre privo di contrappesi, per scardinare il diritto dei singoli Stati di normarsi.
La conseguenza: lo scontro di poteri. Non dovrebbe stupire nessuno, ma gli Stati non prenderanno bene questa ingerenza. Il precedente è in Alabama, dove la Corte Suprema locale ha già avocato allo Stato la competenza esclusiva sul tema. Cosa succederà ora? Non esiste un’autorità che medi fra due istituzioni supreme, per definizione. Il punto centrale sarà domandarsi se, preso atto del conflitto, Obama vorrà forzare la mano e mandare le truppe federali. Se verrà istituita una “gaystapo” che pattuglierà gli Stati dissenzienti per imporre la dura legge dell’omologazione. Questo paventano le Sentinelle Dissenzienti, questo è il vero pericolo. Tira una brutta aria di secessione a Sud, un’area che non ha mai voluto la politica Liberal di Obama e non ha mai amato Washington. I quattro lo sanno, cosa ne pensino i cinque è materia di speculazione.
In ultimo, il punto essenziale, va ripetuto, è il cuore stesso del diritto: “Chi fa le leggi?”. La Corte suprema ha deciso che, in alcuni determinati casi, al di fuori di costumi, compiti ed attribuzioni questo potere spetti a lei. Trattandosi, però, di un organo incontrollabile “determinati casi” è comunque troppo. Lo dicono i dissenzienti, che, tra tutti i casi in cui la Corte non deve esorbitare le proprie funzioni, trovano un assalto al diritto naturale, doppiamente inteso come diritto dei cittadini di governarsi e diritto antecedente alla legge e scritto nella natura stessa dell’Uomo, sia il sacrilegio più grande. Per questo in quattro non hanno usato mezzi toni. Hanno urlato al mondo che no, non si può calpestare il sacrosanto diritto di autodeterminazione di un popolo in nome dell’ideologia. Nemmeno se è “glamour” come dice Scalia. La moda non è diritto, almeno per le persone serie.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,