Milano 28 Giugno – Solitamente un liberale duro e puro preferisce non occuparsi di questioni, seppur importanti, quali il terrorismo islamico. Niente e nessuno deve poter distogliere l’attenzione degli italiani dallo Stato e dalle sue ruberie. E in effetti, fino ad ora, a noi tutti ha tolto molto di più in termini di libertà il Leviatano con le sue tasse che l’Isis con la sua atroce brutalità.
Eppure, è forse arrivato il momento di iniziare a confrontarci seriamente anche su questo tema. Me ne sono reso conto leggendo il libro-inchiesta “Isis segreto” scritto dal responsabile del giornale.it Andrea Indini e dal suo collega Matteo Carnieletto. All’inizio, complice anche la prosa degli autori, si ha l’impressione di essere catapultati nel mondo di Homeland o di una qualsiasi serie tv americana ambientata nel mondo arabo. Attentati, califfi, città dal sapore esotico: Raqqa, Kabul, Baghdad. Credo che sia un effetto normale normale per chi come noi certe parole le sente solo al telegiornale o in qualche serie tv, appunto. Ci sembra sempre e comunque un qualcosa di lontano, che non possa sfiorarci, farci del male. Poi però si inizia a riflettere sugli attentati terroristici che, puntualmente, il libro ripercorre. New York, 3mila morti. Madrid, 192 morti. Londra, 55 morti. Parigi, 17 morti. Forse il terrorismo islamico non è poi così lontano, si inizia a pensare. Un presentimento che diventa una drammatica certezza quando Indini e Carnieletto ci raccontano di quanti siano i foreign fighters presenti in Europa: ben 30.000. E non è tutto. Sapete quanto ci si mette a incontrare dei personaggi filo-terroristi su Facebook e a stabilire i giusti contatti per andare a combattere al fianco dei tagliagole in Siria? Circa 12 ore. Basta mettere una foto profilo pro Isis, qualche post antioccidentale e il gioco è fatto. L’Isis è già tra noi, questa è la conclusione obbligata a cui si arriva leggendo quelle pagine.
Se a tutto ciò si aggiungono tutte le barbarie che i seguaci del califfo Abu Bakr al-Baghdadi (lo sapevate che fu arrestato dagli americani da giovane?) sta commettendo nel califfato e nelle zone limitrofe nei confronti dei cristiani, delle minoranze etniche, delle donne, degli omosessuali e degli stessi musulmani moderati, beh allora non ci sono più dubbi sul fatto che si possa accantonare per un attimo il problema della pervasività dello Stato e delle sue istituzioni parassitarie e concentrarci anche su questo tema. Perché qui vi è una libertà più grande in ballo: il diritto alla vita.
E’ quello che cercheremo di fare insieme sabato 4 luglio a Pioltello (ore 16) durante una tavola rotonda incentrata sul fenomeno dell’Isis. Tra i relatori avremo gli autori del libro, Indini e Carnieletto, Matteo Colombo, giornalista e research assistant ISPI (Istituto per gli studi di politica internazionale), Stefano Magni, giornalista della Nuova Bussola quotidiana, e Luca Fusari, caporedattore del sito web il Miglio Verde. Vedremo come è nato l’Isis, chi sono i suoi finanziatori, faremo un identikit dei suoi capi e tanto altro. Affronteremo l’argomento in tutte le sue complesse sfaccettature dopo di che discuteremo del ruolo degli Stati Uniti nel nuovo e complesso scacchiere Medio-Orientale cercando di capire se e quando ci sono stati degli errori di valutazione da parte loro. La data ovviamente non è casuale: il 4 luglio si festeggia il famoso Independence Day, una ricorrenza molto importante non solo per gli Stati Uniti ma per il mondo in senso lato. Quel giorno vinse la libertà contro la tirannia e da lì nacque la più grande democrazia del mondo. La domanda a cui tenteremo di dare una risposta è se l’America sia in grado di difenderci ancora una volta da una delle più grandi minacce della storia.
P.s. L’evento sarà dedicato alla memoria di Oriana Fallaci, a cui, al di là delle opinioni personali, va dato atto di essere stata la prima grande voce a levarsi con forza contro il terrorismo islamico e a difendere il concetto occidentale di libertà.
Nicolò Petrali (Il Giornale)
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