Estremisti islamici potrebbero colpire altri resort turistici in Tunisia, dopo l’attentato di venerdì a Sousse. E’ l’allarme lanciato dal governo britannico. Secondo il Foreign Office a compiere nuovi attacchi potrebbero essere “individui non noti alle autorità e le cui azioni sono ispirate da gruppi terroristici attraverso i social network”. La Tunisia è un Paese “fragile” ed “esposto all’instabilità che emana dalla vicina Libia e dal Sahel. Una parte significativa del sud e dell’ovest è in mano ai gruppi terroristici ed è impiegata come corridoio per il traffico di armi ed il passaggio di miliziani dalla Libia all’Algeria, fino al nord del Mali. Gli sforzi congiunti compiuti negli ultimi mesi assieme all’Algeria sembrano non bastare”. Lo sottolinea un approfondimento di Rid, Rivista Italiana Difesa, precisando che “da diversi mesi in Tunisia si stanno infiltrando anche elementi di Isis provenienti dalla Libia”. Sarebbero “almeno 400” gli adepti del Califfato in Tunisia “che stanno intensificando le attività propagandistiche, soprattutto tra le insoddisfatte giovani generazioni, tentando di replicare esattamente la strategia già attuata con successo in Libia per favorire scissioni nei gruppi qaedisti come Ansar al-Sharia Tunisia e la Uqba ibn Nafi Brigade”. Francia e Tunisia “sono da mesi nel mirino di Isis e gruppi qaedisti dopo gli attacchi di Parigi ed al Museo Bardo. La Francia, come tutti i Paesi europei, si trova di fronte alla minaccia dei cosiddetti foreign fighters. Ad oggi -aggiunge Rivista Italiana Difesa- si calcola che un migliaio di cittadini francesi siano partiti per combattere in Iraq, Siria, Libia e Mali, tra le fila di gruppi jihadisti quali Isil, al-Nusra, Ansar al-Sharia o Ansar al-Dine. Di questi, 2-300 sarebbero rientrati in Patria ed alcuni di essi sarebbero molto pericolosi tanto è vero che dopo gli attacchi di Parigi la Francia è un Paese che vive blindato”. Più in generale -conclude Rid- il problema dei foreign fighters è lungi dall’essere risolto nonostante le misure prese di recente dalla gran parte dei governi europei. (Il Tempo)
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