Avviso ai correntisti italiani: se la banca va in crisi e fallisce, pagate voi

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Milano 4 Luglio – Più volte annunciata, la rivoluzione nella gestione delle grandi crisi bancarie, come degli ultimi anni è compiuta. A pagare i rischi e gli azzardi dei banchieri italiani saranno non più gli Stati e la fiscalità generale con gli strumenti classici come gli aiuti finanziari e ricapitalizzazioni, ma anche i correntisti. Già, quelli che depositano denaro presso gli sportelli pensando di metterlo al sicuro da rapine e furti. Sbagliato. Se i manager che lavorano qualche piano più in alto dei dipendenti falliscono le loro strategie e la banca va in default ora pagano anche i risparmiatori, non quelli piccoli, almeno così sembra finora ma sicuramente tutti quelli che hanno somme in conto superiori ai 100 mila euro.

A rendere legale una nuova sorta di prelievo forzoso, noto agli italiani grazie all’ex premier Giuliano Amato nel 1992, che in una notte tosò i risparmi degli italiani senza rimorsi, è stato ieri il Parlamento italiano. Con 270 sì, 113 no e 22 astenuti, l’aula della Camera ha approva in via definitiva la Legge di delegazione europea 2014, con dentro il discusso meccanismo del bail-in, ovvero il salvataggio delle banche attingendo anche alle risorse dei risparmiatori, che le opposizioni hanno già ribattezzato «prelievo forzoso».

La norma, contenuta all’articolo 8, entrerà in vigore dal primo gennaio 2016 recependo la direttiva 2014/59/UE. Proprio a causa del bail-in, Forza Italia e M5s hanno votato contro.

In sintesi il «bail-in» è il salvataggio delle banche attingendo a risorse interne, con prelievi anche dai correntisti, e non più facendo ricorso, al «bail out» ovvero il salvataggio dall’esterno tramite le casse pubbliche. In pratica, gli istituti bancari in crisi potranno attingere fondi per ripianare i buchi in prima battuta dagli azionisti e dagli obbligazionisti meno assicurati. Soltanto dopo queste escussioni sarebbero attaccati i titolari dei depositi sopra i 100 mila euro. Al di sotto i depositi sono infatti protetti perché garantiti dal fondo di tutela interbancario. A gettare acqua sul fuoco delle polemiche è il ministero dell’Economia che ha spiegato che la direttiva recepita è quella di evitare liquidazioni disordinate, che amplifichino gli effetti e i costi della crisi, dotando l’autorità di risoluzione di strumenti che consentano un intervento precoce e efficace, riducendo al minimo l’impatto del dissesto sull’economia e sul sistema finanziario.

Filippo Caleri  (Il Tempo)

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