Milano 13 Luglio – Un’esplosione violenta ha colpito sabato mattina il consolato italiano al Cairo, nel cuore della capitale egiziana, distruggendo in parte la facciata dell’edificio. Il consolato era chiuso al momento dell’esplosione, avvenuta intorno alle 06:30 del mattino da una bomba piazzata sotto una macchina che sarebbe stata attivata a distanza. Il gruppo terroristico dell’Isis ha rivendicato la responsabilità dell’attentato sabato pomeriggio.
Dieci persone sono rimaste ferite e una è deceduta per le ferite riportate. Tra i feriti ci sono due poliziotti che erano in servizio davanti al consolato. Gli altri erano passanti ma non risultano coinvolti cittadini italiani e anche la scuola nelle vicinanze è stata colpita dalla violenta esplosione. Queste le parole del ministro della Difesa indifendibile Paolo Gentiloni: “Una bomba è esplosa contro il nostro consolato a Il Cairo, non ci sono vittime italiane. Siamo vicini alle persone colpite. L’Italia non si farà intimidire”.
Parole di sostegno all’Italia arrivano anche dalla Francia tramite il portavoce del Quai d’Orsay, Romain Nadal, che ha condannato l’attentato, affiancandosi all’Egitto e all’Italia nella lotta contro il terrorismo.
Da quando, nel 2013, è stato deposto il presidente Morsi, capo dei Fratelli Musulmani egiziani, gli attacchi terroristici dei gruppi jihadisti si sono moltiplicati, soprattutto in Egitto, prendendo soprattutto di mira le forze di sicurezza fedeli all’attuale presidente Al-Sissi. Tutti gli attentati sono stati rivendicati da gruppi che sostengono di agire in rappresaglia per la sanguinosa repressione che hanno subito i terroristi del movimento dei Fratelli Musulmani.
Gli attacchi mortali si sono verificati nella penisola del Sinai del Nord, dove la filiale egiziana del gruppo Stato islamico (EI) ha anche sostenuto una serie di sanguinosi attentati contro l’esercito il primo luglio. Il Cairo e le città del Delta del Nilo, non sono immuni da questi attacchi, che hanno ucciso centinaia di poliziotti e soldati. Il consolato italiano è la prima rappresentanza diplomatica ad essere colpita.
Quindi Isis e Fratellanza Musulmana sembrano essere alleati se non addirittura la prima un’emanazione dell’altra, un po’come IRA e Sinn Fein nell’Irlanda all’epoca del terrorismo cattolico-repubblicano ai danni degli unionisti a Belfast. Il problema però è che in Italia quasi tutte le associazioni islamiche sono legate a doppio filo con la Fratellanza Musulmana e persino in Parlamento vi è un membro attivo dei fratelli musulmani in Italia: Khalid Chaouki, deputato del PD.
“L’Italia non si farà intimidire” quanta saggezza nelle parole del ministro in quota PD, sapendo che l’Italia è già intimidita e che oggi è uno dei Paesi occidentali più conniventi con il terrorismo islamico e il fatto che i curdi stiano ancora aspettando gli aiuti italiani, promessi a gran voce dal nostro “governo”, per combattere l’Isis, lo dimostra chiaramente.
Una cosa mi colpisce particolarmente, il fatto che l’attentato sia avvenuto di sabato, all’alba di sabato, quasi con lo scopo di non voler coinvolgere nessun membro del personale diplomatico italiano, quasi a voler sollevare il “governo” italico mai eletto, da eventuali sospetti di collusione col gruppo terroristico (ma in Italia non è considerato tale) dei fratelli musulmani. E tra poche ore inizieranno le ipocrite dichiarazioni dei vari rappresentati islamici in sostegno all’Italia, continuando nella loro opera di propaganda “l’Islam è una religione di pace” ma prima, cari lettori, cercate su internet cosa sia la taqqiya e il kitman e poi ascoltate le parole dei vari Khalid Chaouki che si alterneranno sui vari canali televisivi.
Intanto l’Isis ci ha dichiarato guerra, guerra contro l’Occidente, contro le sue radici giudaico-cristiane, contro la sua cultura, contro la sua laicità, in nome di una divinità sanguinaria che non ammette la libertà di pensiero, che non ammette lo spirito critico, che non tollera altre fedi religiose.
Impiegato presso una nota multinazionale americana, ha avuto varie esperienze di dirigenza sia in campo professionale che in campo politico.
Scrive per Milanopost ed altre testate, soffermandosi soprattutto su Israele, Medio Oriente, Africa sahariana e subsahariana. Giornalista Freelance scrive più per passione che per professione.