Milano 17 Luglio – Nella seduta del 15 luglio del Consiglio di zona 2 è stata approvata dalla maggioranza una mozione, presentata dai radicali e votata dalla sinistra, che chiede al Comune di attivarsi per individuare zone dove “poter far incontrare clienti, lavoratrici e lavoratori del sesso in condizioni di dignità e sicurezza creando il minor conflitto possibile con la cittadinanza”. In pratica è stato votato un documento che, nelle sue intenzioni, vorrebbe impegnare il Comune a predisporre i quartieri a luci rosse in città. Non si tratta di riaprire le case chiuse ma di veri e propri quartieri con le prostitute in massa sotto casa, in mezzo alla strada. Due sono le grosse perplessità su un progetto del genere, uno pratico e uno formale.
La preoccupazione principale è che i luoghi scelti per gli eventuali quartieri a luci rosse siano come al solito quartieri periferici, già molto colpiti da insicurezza e degrado. Penalizzare ulteriormente le periferie (anche facendo crollare i prezzi delle case nel quartiere scelto) sarebbe una scelta assurda e ingiusta. Si rischiano veri e propri ghetti, con le prostitute e traffico di clienti sotto casa che di certo Pisapia e radical chic, nelle loro belle case del centro, non vedranno.
Il voto di ieri, in una zona che ha molte aree disagiate e degradate, preoccupa in considerazione del bassissimo livello di attenzione dell’amministrazione nei confronti delle periferie.
Inoltre, dal punto di vista formale e giuridico possono nascere dubbi e incongruenze legislative. A Roma è stato recentemente avanzato un progetto simile che si è arenato di fronte a una questione fondamentale: il prefetto ha infatti bloccato tutto dicendo testualmente “Non si possono fare, perché significherebbe ammettere la prostituzione, cioè dire che la prostituzione è lecita”. Una sentenza della Corte di cassazione, la numero 6373 del novembre 2013, definisce il reato di favoreggiamento della prostituzione come una “qualunque attività idonea a procurare favorevoli condizioni per l’esercizio della prostituzione”. Individuare una zona ad hoc dove consentire ad alcune donne di vendere il loro corpo significa agevolare la prostituzione. In Italia questo è un reato, fino a quando non sarà modificata la normativa nazionale.
Piuttosto che preoccuparsi dei quartieri a luci rosse, si intervenga sulle periferie abbandonate e si spinga, eventualmente, su una modifica normativa nazionale e, soprattutto su misure adeguate per contrastare il traffico della prostituzione.
Silvia Sardone Consigliere F.I. Zona 2
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