Ma Treviso non è Roma.

Approfondimenti Società

Milano 19 Luglio – In questi giorni il popolo Italiano si è ribellato, per la prima volta davvero, alla politica migratoria targata Pd-Chiesa Cattolica. Ovvero al più colossale business sulla pelle dei disperati dai tempi della fine della schiavitù. Un business in cui, anche se non direttamente, a pagare sono quelli che subiscono, mentre quelli che prendono soldi ordinano la carica della polizia. Ma già qui iniziano le differenze. Le cariche ci sono state a Roma. A Treviso nessuno è stato caricato. Perchè le manifestazioni sono state di contorno. A far sventolare le bandiere è stata solo Forza Nuova, ma gli abitanti non c’erano. I Veneti difficilmente riempiono le piazze. I Veneti non amano i riflettori, sono poco telegenici. Ma amano che le cose siano fatte. Che siano dette poco importa loro. E chi scrive lo sa. Sono nato e vissuto la gran parte della mia vita a Padova, dove per dieci anni ho fatto politica. Il Veneto non parla molto, satura la propria pazienza poco a poco. Ma quando si muove non si ferma. Il Prefetto di Roma ha chiesto il Daspo (l’inibizione di presentarsi in loco, immagino) per i militanti di Casa Pound che protestavano. Il Prefetto di Treviso ha dovuto spostare gli immigrati. Non c’era altra possibilità. Dal Governatore all’ultimo libero cittadino tutti, ma proprio tutti, erano pronti a difendere quel lembo di terra dall’imposizione della tirannia centralistica. A Treviso, come sul Piave, non è passato lo straniero. E questo ha colto tutti di sorpresa. Una reazione così fiera e violenta uno se la sarebbe aspettata a Napoli, dove per storia e cultura il popolo certi abusi non li tollera né accetta, ma non là. Non in quelle terre si tace e lavora, non ci si ribella e si sopporta tutto. Non dove, quando la crisi colpisce, si preferisce il suicidio alla rivolta. La fatica al pianto. Eppure i segnali c’erano tutti.

L’8 Luglio nella riviera del Brenta c’è stato un tornado che ha devastato tre paesi, fatto una vittima e lasciato in centinaia senza casa. Lo scrivo perchè dubito ve ne ricordiate. In Tv se n’è parlato per bene che sia andata per due giorni. E sapete perchè? Perchè dal secondo giorno non c’erano più macerie in strada. Non c’erano anziani che piangevano davanti alla casa distrutta. E avvicinarsi ai lavoratori che stavano pulendo era rischioso. Non si disturba chi sta ricostruendo la propria vita e se lo si fa si deve essere preparati all’ostilità. Come detto, non siamo un popolo telegenico. Non piangiamo a comando. I Veneti non hanno chiesto nulla a nessuno, e quando il nostro Governatore ha provato ad avere accesso ai fondi che il popolo Veneto ha versato sotto estorsione al Governo per coprire le emergenze ci siamo sentiti deridere. Il presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, il centro di malaffare più costoso d’Europa, si è permesso di fare ironia sul fatto che mentre LORO pagano il debito pubblico noi siamo una terra di evasori. Ecco, ognuna di queste circostanze è una pugnalata che non ha avuto risposta. In apparenza. Ma il popolo Veneto non mostra quello che prova. Non parla. Agisce.

Ed a Quinto, provincia di Treviso, i Veneti hanno agito, spiegando con precisione millimetrica al Prefetto cosa sarebbe successo se quelle palazzine fossero diventate un centro di accoglienza. A Roma i clandestini si sono acquartierati. A Treviso no. Non è un caso, come non sarà un caso quando le proteste cresceranno. Non sul tema immigratorio, magari. Ma i Veneti, anche come quando a Quinto sventolano il Tricolore, sono stanchi dell’Italia. O di questa Italia, almeno. Stanchi di prefetti che del territorio se ne fregano. Stanchi di ministri che per arricchire le Coop continuano a distribuire a pioggia disperati di cui nulla si sa. Stanchi di un’Italia che ghigna maligna quando la disgrazia colpisce i primi della classe. E se il Veneto molla viene meno la terza Regione per contributo netto allo Stato. Il vento Indipendentista non è l’uragano Scozzese, che urla possente per poi spegnersi di colpo. Non è la Catalogna che può essere comprata. E’ una brezza leggera, che cresce piano ma in maniera inarrestabile fino a farsi tornado. L’Italia ha solo poche possibilità per impedire il disastro. E la sensazione è che Renzi, con la sua corte da cui è spuntato il flop chiamato Moretti, sia il meno adatto a provarci.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.