Milano 2 Agosto – “MITO E NATURA: dalla Grecia a Pompei “,a Palazzo Reale fino al 6 gennaio 2016, presenta attraverso più di 200 opere d’arte greca, magnogreca e romana, un aspetto poco noto del mondo classico: la rappresentazione della natura nei suoi vari aspetti, l’azione dell’uomo sulla realtà naturale e sull’ambiente. Le opere provengono dal Museo Archeologico di Atene, dal Kunsthistoriches Museum di Vienna, dal Louvre di Parigi, e da Musei italiani nazionali e locali come quello di S. Maria Capua Vetere e di Celano.
Questo progetto espositivo è frutto della collaborazione tra Enti ed Istituzioni differenti: Università degli Studi di Milano, Università degli Studi di Salerno, Museo Archeologico di Napoli, Soprintendenza Speciale per Pompei, Ercolano e Stabia, Comune di Milano. Organizzato da Palazzo Reale, diventato un punto di riferimento nel circuito culturale europeo, in collaborazione con la casa editrice Electa, è un ponte ideale tra Nord e Sud grazie al quale la Magna Grecia temporaneamente si trasferisce in altri lidi.
La mostra, curata da Gemma Sena Chiesa e Angela Pontrandolfo, ha il patrocinio del Mibact, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo; l’allestimento, che rappresenta un nuovo modello per le Mostre archeologiche, è di Francesco Venezia.
Vasi dipinti, terrecotte votive, statue, affreschi e oggetti di lusso come argenterie e monili aurei sono ordinati cronologicamente dal VIII sec. a.C. al II sec. d.C. per temi in 6 sezioni, con un’attenzione particolare sulla produzione artistica magno greca dell’Italia meridionale, ellenistica e romana e sui reperti archeologici di area vesuviana con capolavori di pittura parietale pompeiana.
Le raffigurazioni di età arcaica (nella sezione Lo spazio della natura) rappresentano una natura selvaggia: rocce, alberi, caverne e frequenti scene marine, come nel caso del naufragio, dipinto in maniera grandiosa e inquietante, del vaso della fine del VIII secolo a.C. Il mare e la sua fauna sono celebrati anche nelle celebri pitture funerarie di Paestum e continueranno ad apparire su grandi vasi a figure rosse della Magna Grecia di V e IV secolo a.C. Caratteristici i cosiddetti piatti da pesce provenienti dall’Apulia (odierna Puglia), con realistiche rappresentazioni di diverse specie, ben riconoscibili e ancora presenti nell’Adriatico.
Nel tempo il rapporto dell’uomo con l’ambiente si sviluppa in senso simbolico (La natura come segno e metafora) come dimostra l’eccezionale lastra funeraria detta del Tuffatore dal Museo di Paestum. Emerge il valore metaforico di singole piante o animali (palma, alloro, ulivo) nella ceramografia greca e magnogreca del V e IV secolo a.C. L’arte figurativa elabora le storie di Dioniso legate al vino, quelle di Demetra legate al grano e all’alternarsi delle stagione, nonché di Trittolemo, l’essere divino che ha insegnato all’uomo a seminare. Tra le opere della sezione La natura coltivata dono degli dei, la statua di Trittolemo dal Museo di Santa Maria Capua Vetere e le lastre votive (pinakes) di Locri, splendidi esempi di bassorilievi in terracotta di V e IV secolo a.C. rappresentano magnifiche raffigurazioni delle divinità della vite e del grano.
Nella sezione Il giardino incantato si racconta il gusto per una rappresentazione di una natura esuberante che evoca giardini magici riferiti alla vita beata dopo la morte e alla rinascita in un mondo incantato. La natura è raffigurata in maniera più ornamentale che realistica e in composizioni di grande eleganza. I motivi naturalistici presenti sui vasi a figure rosse del IV secolo a.C. si tramandano fino ad epoca romana su vasi, dipinti, elementi architettonici e d’arredo, su argenterie e su rilievi marmorei come il Rilievo Grimani con pecora e agnelli in un ricco ambiente naturale.
Da non perdere il celebratissimo “Vaso blu” (I sec. d.C.) da Pompei ora al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, prezioso reperto lavorato nella stupefacente tecnica del vetro-cammeo, con scene di amorini vendemmianti in bianco su fondo blu. L’opera ritornerà a Napoli dotata di una nuova vetrina antisismica e antisfondamento grazie al supporto di Fondazione Bracco.
Le opere della quinta sezione Il paesaggio documentano come con l’affinarsi delle conoscenze naturalistiche, il paesaggio dipinto faccia il suo ingresso nell’arte di età ellenistica.
Sia nella corte macedone che ad Alessandria, la raffinata produzione artistica è caratterizzata da scene paesistiche come sfondo di cacce regali, storie mitiche e rappresentazioni di campagne idilliache con alberi, rovine, pastori.
Il gusto per il paesaggio giunge a Roma, dall’inizio del I secolo a.C., con importanti testimonianze nelle decorazioni delle abitazioni dell’aristocrazia e della ricca borghesia di età imperiale. Un esempio sono le storie di Ulisse dei Musei Vaticani, affreschi provenienti da una ricca domus romana con grandiose scene mitiche sullo sfondo di ampi paesaggi di rocce, piante, animali e le pitture delle case pompeiane con scene mitologiche. Il percorso espositivo prosegue con uno sguardo all’influenza che i modelli delle lussuose ville marittime edificate lungo le coste laziale e campana ebbero sulle dimore lacustri costruite nel corso delle romanizzazione nell’Italia del Nord, Il mediterraneo ai piedi delle Alpi.
Accanto spettacolari esemplari di pittura illusionistica di giardini (Il verde reale e il verde dipinto) che nel I secolo d.C. decoravano le domus romane per amplificarne gli spazi, affiancati ad oggetti d’arredo, piccole sculture e puteali che ornavano gli spazi verdi ed erano riprodotti nelle pitture. Molti anche gli affreschi notissimi o meno noti, come quelli straordinariamente ben conservati, della Casa del Bracciale d’oro da Pompei.
Un genere che nasce nel mondo ellenistico-romano e avrà molta fortuna nella pittura moderna è la “natura morta”. Dalle città vesuviane ci sono giunti affreschi di grande gusto coloristico che rappresentano frutti riprodotti insieme a vasellame e ad animali. Alcuni esemplari di semi, frutti e pani da Ercolano e Pompei ci riportano alla realtà alimentare di età romana con un gioco di specchi fra la natura dipinta ed i suoi modelli reali.
A questa sezione che orienta lo sguardo sulla natura morta, è stata aggiunta una “settima stanza”, nella quale la natura morta contemporanea ritrova profondità temporale nel rapporto con l’antico. Inizialmente non prevista nel progetto dell’allestimento, la stanza ospita tre nature morte di Filippo de Pisis.
Per la prima volta un percorso ‘verde’ entra in una mostra: all’ingresso di via Pecorari, è allestito un giardino che rievoca il viridario delle case romane e in cui trovano dimora piante in uso duemila anni fa.
Orari – lunedì: 14.30-19.30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica: 9.30-19.30; giovedì e sabato: 9.30-22.30
Sito internet : www.mostramitonatura.it
Ingresso – 12 euro (con audio guida) – Informazioni e prenotazioni 02 92800821
Laurea Magistrale in Lettere Moderne. Master in Relazioni Pubbliche.
Diploma ISMEO (lingua e cultura araba). Giornalista. Responsabile rapporti Media relations e con Enti ed Istituzioni presso Vox Idee (agenzia comunicazione integrata) Milano.