Milano 7 Agosto – Vittorio Zucconi, se non ci fosse. Vittorio Zucconi, se non ci fosse. Vittorio Zucconi, se non ci fosse… no, nemmeno ironicamente riesco a scrivere che andrebbe inventato. L’inviato da New York (anche perché sembra che da lì si schiodi al massimo per farsi un giro a Washington di tanto in tanto) di Repubblica ieri ha manifestato il suo Oracolo: Trump non sarà mai Presidente degli Usa. Evviva!
Riportano che dalla sede del comitato elettorale della Clinton si sia levato un belluino urlo di terrore. Hillay pare sia svenuta qualche attimo. Ripresasi avrebbe rivelato che un’ombra scura era calata sulla sua campagna. Lei non sa come si chiami quel nembo nero. Noi sì. Si chiama “intellettuale di sinistra Italiano”. O anche “comunista alle vongole”. Ed è pericolosissimo. Hillary magari non lo sa, ma porta una sfiga tremenda. Roba che inizi la competizione elettorale dieci punti sopra e finisci Six Feet Under. Tipo Bersani contro Berlusconi. O Veltroni con Berlusconi (no lui partiva già Ventimila Leghe Sotto il Mare, ma pazienza). O Rutelli contro Berlusconi (anche lui non era messo benissimo). O Occhetto contro Berlusconi. Ecco, non so voi, ma io ci vedo un pattern. Delle coincidenze inquietanti che si ripetono. Questa zavorra intellettuale, rifiuto della subcultura del partito comunista più venduto a Mosca dell’Europa Occidentale, ha un sostanziale problema. Due, in realtà. Il primo è che esiste. Il secondo è che è lungimirante come una talpa con la cataratta quando si tratta di capire cosa pensa la gente comune. In parte perchè l’uomo comune un po’ gli fa schifo. Un po’ perchè, quando ci parla, lo considera un troglodita e quindi, invece di sentire cosa pensa, cerca continuamente di correggere i suoi inveterati errori. Tipo pensare con la propria testa. Questo il comunista alle vongole proprio non lo sopporta. Lui cerca di Aprirgli la Mente. Di spiegargli che sono i ricchi capitalisti vigliacchi a derubarli. Ma, per qualche motivo, il cittadino comune si intestardisce.
Pensa, ad esempio, che lui al ricco non passa un sussidio per vivere. Che fosse per il ricco le tasse non esisterebbero. E che se fosse il ricco ad amministrare il paese, invece che qualche povero comunista, la libera impresa non verrebbe spremuta. Sì, ma il ricco è amorale, gli ribatte il compagno Zucconi. Tanto meglio, gli risponde il cittadino qualunque, non voglio che la morale di questo paese sia decisa da un uomo solo al comando. E se deve esserlo, che almeno lo sia da qualcuno che si crede genuinamente Dio. Almeno sarebbe responsabile delle sue azioni. Ecco, questo è il punto. Trump o Berlusconi hanno sempre risposto in proprio delle proprie azioni. Molto più Trump che Berlusconi, a dire il vero. Ma il punto non è quello. Siccome rispondono personalmente ai loro azionisti ed ai loro elettori, non rispondono all’impero invisibile. Al mondo dei media, all’Intellighenzia, agli organismi sovranazionali. E del politicamente corretto. Ecco, soprattutto questo. Trump, ed in gran parte anche Berlusconi, quando devono dirti qualcosa la dicono. Zucconi, invece, coltiva il mito dell’ipocrisia sinistra. La religione della neolingua. La corruzione sistematica e massiva della Verità. Tutte cose che nessun peccatore autentico farebbe mai. Trump e Berlusconi possono essere immorali, ma sono autentici. Ovviamente questo dà fastidio.
Per questo si comincia a malignare sul fatto che il personaggio sia “costruito”. Mica come Obama. A cui han costruito addosso un personaggio così persistente da fargli vincere un Nobel sulla fiducia. In sostanza, per una volta i Repubblicani hanno una cannoniera da schierare contro Hillary. I Democratici, che scemi non sono, hanno assunto una persona il cui unico lavoro è braccare mediaticamente Trump. Forse non hanno letto Zucconi. Forse, invece, lo hanno fatto. E dopo vari scongiuri si sono attivati. Sempre, comunque, troppo tardi. Quando Zucconi fa ironia su qualcuno, questo qualcuno invariabilmente vince. Peccato, compagni, troppo tardi. Ci rivediamo quando qualcuno guarderà negli occhi il nostro e gli dirà il famigerato “You’re fired” (Sei licenziato).
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,