Milano 7 Agosto – Un piano per Leonardo, scale segrete sottratte all’oblio. La meraviglia delle 20 mila medaglie e una gipsoteca. Così il museo prepara la sua nuova veste d’autunno,
La Pinacoteca Ambrosiana ha disegnato la sua nuova veste, che incomincerà a indossare da fine autunno. Già introdotta nelle sale del Bergognone e dei fiamminghi (la 2 e la 7) la nuova illuminazione, firmata dal designer Alessandro Colombini, il vero rinnovamento riguarderà l’ingresso e il piano meno uno.
«L’atrio diventerà come una gipsoteca dove, a fianco dei bassorilievi cinquecenteschi della Colonna Trajana, esporremo nuovi gessi ottocenteschi che accompagneranno il visitatore fin sullo scalone, che già ospita le copie del Laocoonte e della Pietà, due gessi che sembrano marmi», racconta il prefetto, monsignor Franco Buzzi.
Parte sotterranea
Poi i sotterranei. «Dall’autunno avremo possibilità di entrare nella chiesa inferiore di San Sepolcro. Le chiese di San Sepolcro sono due, una sopra l’altra. Quella inferiore è del Mille e il suo pavimento faceva parte del Foro Romano. Per scendere si riattiverà la scala che percorreva Leonardo quando lavorava qui e che conduceva un tempo al Cortile degli Spiriti magni e all’Oratorio della Santa Corona». E il piano meno uno sarà interamente dedicato al maestro del Rinascimento. «Sarà realizzato un allestimento dedicato a Leonardo, sia con reperti che riconducono alle sue invenzioni che con copie di codici. Si vedranno riproduzioni di macchine, pannelli digitali e si potranno fare giochi matematici sui computer. I codici originali rimarranno nella Sala Federiciana. Questa parte sotterranea sarà più introduttiva». Ci sarà la possibilità di acquistare sia un biglietto intero che quello solo per il meno uno.
20mila monete
Già da settembre aprirà il Gabinetto numismatico: ventimila monete e medaglie tra le più importanti come valore e storia. Sarà curatore Giancarlo Alteri, già a capo del gabinetto numismatico del Vaticano. Inoltre, passando per le sale, si può già osservare il restauro in corso del cartone di Raffaello. «È operazione unica e poco si può dire dei tempi necessari. Per un anno è stato studiato dai massimi organismi: l’Istituto del restauro di Roma, l’Opificio delle pietre dure e, nella prima fase, dalla Pinin Brambilla. Ora partirà la spolveratura». Al termine dell’intervento anche questa sala sarà riallestita: «Con il cartone in mezzo e il resto ad anfiteatro cosicché i visitatori si sentiranno parte della Scuola di Atene». Anche il bookshop è in una posizione anomala rispetto ai «normali» musei: non in fondo con un allestimento contemporaneo bensì nel cuore della biblioteca, tra fondi antichi di primaria importanza. Con il nuovo vestito sarà rinnovato anche il sito web.
Gli appuntamenti
Numerose pure le iniziative, alle quali possiamo appena accennare. Sono previste mostre su Aldo Manuzio (l’Ambrosiana possiede tutte le sue edizioni), sul Pordenone e partecipazione a quella sul pittore e accademico di Brera Giuseppe Bossi. Programmi aperti alla città, con letture gratuite. «Si prende un classico della cultura cristiana, islamica e giudaica per veder cosa può insegnare oggi. Si commenteranno brani di autori come Averroè, Avicenna, Sant’Anselmo, Al Gazali… Il primo appuntamento sarà con il rabbino Laras, sempre di lunedì, in Sala delle accademie». Si prevedono anche letture d’arte a partire da un’opera esposta, letture dedicate alla filosofia del linguaggio, incontri con poeti di paesi lontani e impegni educativi con le scuole medie superiori attraverso l’offerta di due corsi: «Leggere le opere d’arte» e «Il libro e la sua tradizione», con anche una Summer School.
Tutt’altro che chiusa in sé, l’Ambrosiana è il bastione milanese più spinto verso la conoscenza della cultura di altri mondi, specie con le sue otto classi di 300 professori provenienti da tutto il mondo. «L’ultima aggiunta è quella africana, dove si studiano manoscritti copti, etiopi e berberi». Tra le altre ci sono patristica, slavistica, Vicino ed Estremo Oriente. Anche le mostre all’estero, realizzate con la Fondazione Cardinale Federico Borromeo, avvicinano l’Ambrosiana a culture particolari, come quelle dei paesi nati dal disfacimento dell’Unione Sovietica. Pieruigi Panza (Corriere)
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