Vie popolate ma non troppo. E un negozio su tre chiude ad agosto

Milano

Milano 9 Agosto – Avevano deciso di tenere aperto tutto il mese, nessun giorno escluso, contando sul miracolo a Milano durante Expo. Avevano già messo in conto i costi aggiuntivi per il personale, si erano organizzati con i turni, immaginato di posticipare le ferie. Pronti a fare lo sforzo – neanche una settimana di vacanza in agosto – pur di generare cassa. Invece, il cambio di programma: «Se si escludono le zone della movida e quelle commerciali del pieno centro, tre locali su dieci che si erano convinti a garantire il servizio continuo non lo faranno. Chiuderanno invece una, due o anche tre settimane», ammette Lino Stoppani, alla testa di Epam, l’associazione dei pubblici esercizi. Ci sono i bar e ristoranti piccoli, quelli con la gestione più snella e flessibile, che sono riusciti a modificare i piani all’ultimo minuto. E non solo nelle zone più defilate: la gelateria ecologica di corso Garibaldi, tanto per dirne una, aveva stuzzicato con l’idea di un fresco conforto agostano e invece ieri a sorpresa ha chiuso i battenti. Tenere su la saracinesca? Non vale la pena.

Pochi vantaggi

Così hanno ragionato anche nomi blasonati come Cracco, La Mantia, Trussardi. «Per i primi due mesi di Expo gli affari sono persino diminuiti, poi ci siamo riportati in linea col 2014: ma davvero, niente di più – spiega lo chef Claudio Sadler -. Anche in questi ultimi giorni, abbiamo lavorato al 50% delle nostre possibilità. A questo punto rinunciare alle vacanze non conviene». Risultato: porte chiuse, nei suoi ristoranti, da sabato e fino al 24 agosto. Ma vale anche in altri settori. «In zona Belfiore diversi negozi ci hanno ripensato. Anche il mio, Lidia boutique», conferma Rosangela Bistolfi, presidente di Ascodeangeli. «Intorno alla cattedrale terrà aperto un esercizio su tre, né più né meno del solito», si accoda Alessandro Prisco di Ascoduomo. Vivace ed efficiente, persino a Ferragosto, sarà corso Buenos Aires, dove prevalgono le grandi catene internazionali: «Ma nelle vie limitrofe – valuta Gabriel Meghnagi a nome dell’associazione di commercianti – chi era abituato a chiudere, non fa diverso stavolta». Polemica da Expo in corso? Insanabile gap tra attese e disillusioni? Divario in crescita tra alcune zone (la Darsena, Gae Aulenti, le arterie commerciali) e il resto della città? Gli affari sono affari, ma le vacanze pure. Cosa ne sarà di Milano di qui a settembre? Vivace, comunque: 2.400 negozi sempre aperti, secondo il Comune, nessun deserto in periferia, decine di eventi già organizzati. Ma lo sforzo, sul fronte commerciale, sarà – grossomodo – come l’anno scorso.

Folla di turisti

Eppure Milano è più piena che mai. Lo dicono gli occhi, lo confermano i dati. Sono saliti i consumi di acqua, di elettricità, la produzione di rifiuti. Come le visite al Duomo e ai musei, e il tasso di occupazione degli hotel. «Contiamo 200.000 presenze in più ogni giorno – annuncia l’assessore al Commercio Franco d’Alfonso -. È una città di medie dimensioni che entra a Milano». Tanta gente. Rispetto al 2014, un più 10-15% per i turisti, e «i milanesi che restano ad agosto certo non diminuiscono». I servizi continueranno ad assorbire l’impatto della massa aggiuntiva. La città dà buona prova di sé. Ma resta il neo di chi aveva fantasticato di partecipare alla festa e invece, alla fine, ha giudicato che la festa non c’è. Quindi chiude. E (forse) si gode il riposo.

Elisabetta Andreis (Corriere)

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