Milano 11 Agosto – In materia di immigrazione non vi è neppure un solo indizio di strategia del Governo mirata (1) aridurre gli sbarchi, (2) a rivedere il diritto d’asilo, (3)ad adottare un “piano sostenibile” di accoglienza. Ci si guarda bene, nonostante sia questa la più grande sfida che abbiamo dinanzi,di proporre una visione organica per una politica dell’immigrazione che vada dalla gestione dell’emergenza, alla regolamentazione delle attività di culto,alla verifica dei programmi di centri islamici finanziati dall’estero, alla certificazione degli Imam. Riemerge invece la proposta dello “jus soli“, presentata come passo risolutivo nell’ integrare nel medio-lungo periodo centinaia di migliaia, o forse milioni di immigrati di seconda generazione. Come se la concessione della cittadinanza spazzasse via la ghettizzazione volontaria di moltissime famiglie soprattutto musulmane, o potesse di per se stessa frenare la radicalizzazione dilagante dell’Islam europeo.
L’ abile politica di comunicazione del Governo – che non per nulla ha preferito consolidare la sua “presa” sulla Rai prima di qualsiasi altra riforma- fa sì che l’informazione sia monopolizzata dai salvataggi in mare, dalle vicende disperate che toccano emotivamente tutti noi, dalla encomiabile solidarietà verso chi arriva. Ma pochissimo dice il Governo sulle modalità di distribuzione dei migranti, addirittura segretate dal Ministro dell’Interno e dai suoi Prefetti; né il Governo parla mai degli oneri finanziari complessivi (alloggi, sussistenza, sanità,ordine pubblico) che evita di quantificare complessivamente in modo pubblico, come sarebbe tenuto a fare e come fanno i nostri partners europei. Né viene spiegato come mai la Gran Bretagna abbia ottenuto più fondi dell’Italia per l’accoglienza degli immigrati , nonostante siano ben più esigui i numeri di coloro che sono riusciti a raggiungere tale paese. Ancor più “sotto il radar” l’emergenza immigrazione viene tenuta dopo ilsostanziale fallimento della iniziativa, reclamizzata a gran voce da Renzi lo scorso giugno, di investire l’Europa di una questione che tocca soprattutto l’Italia e ora anche la Grecia. Il programma europeo di ripartizione dei nuovi arrivi riguarderà non più del 2/3% del totale ,quando sarà a regime.
La montagna ha partorito un microbo, neanche un topolino. Quanto alle navi militari appartenenti ad altri paesi europei che sbarcano naufraghi sulle nostre coste, un quotidiano ha rilevato come le navi militari dell’operazione EU siano a tutti gli effetti “territorio nazionale” dei Paesi di appartenenza. Si potrebbe quindi sostenere le regole di Dublino non siano automaticamente riferibili al Paese in “prossimità immediata” con le operazioni di salvataggio.I naufraghi salvati da navi britanniche, francesi, o altre dovrebbero essere accolti -secondo questa tesi- dai paesi Ue che non possono non esercitare una sovranità piena sulle proprie unità militari, quali che siano le regole di ingaggio specificamente adottate per i salvataggi nel Mediterraneo.
Nell’insieme la reclamizzata “iniziativa europea” dell’Italia del giugno scorso ha prodotto: una redistribuzione dei migranti del tutto trascurabile per noi; una conferma degli aspetti più negativi di Dublino II/III ; un perdurante stallo delle azioni di contrasto, preannunciate sin dalla primavera scorsa, contro i “trafficanti di schiavi“. Ma ciò che è più grave, è che abbiamo dato fiato alle trombe – ah, il malvezzo italico! – prima di sapere cosa avremmo potuto concretamenteottenere a Bruxelles; per poi restare con la coda tra le gambe dopo il nulla di fatto, o quasi. Cosi’,per fare apparire al pubblico italiano che a Bruxelles avevamo ottenuto risultati mirabolanti, ci siamo azzittiti; anziché incalzare quotidianamente, con ogni vigore, cercando “sponde” in ambito atlantico, la Commissione e gli Stati membri che continuano a mostrarsi indifferenti alla epocale crisi del Mediterraneo . Ci vuole ben altra concentrazione e autorevolezza internazionale per affrontare l’epoca delle migrazioni planetarie che hanno l’epicentro nel Mediterraneo. Prevale invece in diverse questioni che toccano la nostra sicurezza nazionale la politica degli struzzi. L’art.18 della Convenzione di Dublino consente esplicitamente deroghe agli Impegni assunti in caso di “rilevanti difficoltà a seguito di un mutamento sostanziale delle circostanze”: una leva perfetta se l’Italia volesse azionarla. La situazione è completamente diversa da quella che esisteva all’atto della firma della Convenzione, per non parlare di quanto accadrà nei prossimi mesi e anni. Anche se non ci fosse l’art.18 sarebbe più che sufficiente ricorrere al principio, incontestabile nella fattispecie che ci interessa, dell’avvenuto mutamento nelle condizioni esistenti all’atto della firma della Convenzione: il principio rebus sic stantibus sta alla base di ogni obbligo all’ esecuzione di Trattati.
Ma questo governo ha deciso di girare i suoi radar ben lontano da un orizzonte da dove lo tsunami è già partito. Ma sottolinearlo al grande pubblico innescherebbe, questo sembra essere il ragionamento renziano, polemiche e contrapposizioni nello stesso mondo Pd, per non parlare del risuscitando Patto del Nazareno. Pensiamo ai fautori assoluti, e non sempre disinteressati, del “buonismo dell’accoglienza“; ai molti che ricordano come anche l’Italia fosse Paese di emigrazione, trascurando però che gli italiani nella quasi totalità entravano in America, in Belgio, in Francia , con permessi e contratti di lavoro in tasca, ben diversamente dagli sbarchi clandestini.
Questa politica del quasi silenzio sta portando danni enormi alla società italiana.Renzi crede di potersi rafforzare nascondendo qualsiasi situazione di crisi. Lo fa per l’immigrazione. Fa la stessa cosa nella lotta alla corruzione, perpetuando i mandati di Marino, De Luca, Crocetta, Azzollini e altri. Fa lo stesso nella politica europea, dove per non esporsi resta piazzato ossessivamente nell’ombra di Angela Merkel, nonostante i rischi enormi che ciò comporta per l’economia e i risparmiatori italiani.
E non è politica del silenzio quella sui Marò,dove il Governo ha persino tenuto nascosto sino all’ultimo – ben diversamente da quanto avvenuto per tutte le nomine fatte dall’India su questa specifica vicenda- il nome del giudice italiano ad Amburgo ?
Giulio Terzi di Sant’Agata (L’Intraprendente)
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