Milano 18 Agosto – Risposta di destra: un sacco. Risposta di sinistra: meno di quanto pensate voi sporchi fascisti. Risposta cattolica: meno di quanto ci fanno guadagnare. Risposta liberale: non ne abbiamo idea. L’unica risposta onesta, e scusate se vi rovino il finale dell’articolo è l’ultima. Dopo il duplice omicidio di Brescia, ritorna prepotente il tema e con esso le solite discussioni da bar. Con studi su studi. Che dicono mille cose, a seconda di come si inquadra il problema. Io vorrei provare a sottolineare alcuni elementi che nessuno ama dirvi. Magari la prossima volta al bar avrete una parola più del vostro amico.
Primo, gli studi si dividono in due categorie: quelli che guardano la popolazione carceraria e quelli che guardano le denunce. I primi hanno il problema che le nostre carceri sono piene di innocenti, cioè di gente in custodia cautelare. E non sempre i numeri rendono giustizia a questo liberalissimo principio, ovvero che solo nelle circostanze più gravi ed atroci un uomo innocente dovrebbe essere privato della propria libertà. Il sistema legale Italiano se ne frega ampiamente, per cui da una parte le carceri hanno le porte girevoli e dall’altra diventano trappole mortali. In ogni caso, quando si legge uno studio che parla di popolazione carceraria ci si deve domandare di chi si parla. Di innocenti in attesa di processo o di colpevoli? Anche perchè, per finire in galera da colpevoli, si deve aver commesso qualcosa di molto grave o aver reiterato plurimi reati. In genere gli studi sulla popolazione carceraria dimostrano che gli stranieri delinquono molto più degli Italiani. Questo soprattutto perché, vigente il reato di immigrazione clandestina, era facile cumulare le pene. Oggi il reato non esiste più, ma la dinamica non ha molto differito. Il clandestino è portato a delinquere. Non per problemi antropologici, ma semplicemente perché è la via più redditizia per sbarcare il lunario.
Secondo: gli studi che si basano sulle denunce mentono e sanno di mentire. In Italia non denuncia nessuno i reati di microcriminalità contro il patrimonio, mentre altri reati, tipo quelli familiari, quelli che riguardano la sanità, tutti quelli procedibili d’ufficio sono sovrarappresentati nel campione. E’ inutile dire che lo straniero delinque molto più con reati nel primo gruppo e l’Italiano nel secondo. In mancanza di dati veri e reali, io credo che tutti gli studi di questo tipo vadano saltati a piè pari, per semplice serietà. Non sappiamo, né possiamo divinare, quali siano i numeri effettivi del fenomeno criminale in Italia. Quindi, tanto vale ammetterlo, non possiamo nemmeno dividerli su base etnica ricavandoli a caso da statistiche incomplete.
Infine vorrei ricordare i vari pregiudizi di alcune associazioni, quando parlano di criminalità straniera. Per esempio, se la Caritas vi dice che i regolari non delinquono più degli Italiani. O meglio, sì delinquono il doppio (basandosi, nemmeno a dirlo, su denunce), ma la cosa va contestualizzata: essendo più giovani è normale, allora dovreste cominciare a domandarvi perché state buttando il vostro tempo a leggere testi che di scientifico non hanno nulla. 1) i clandestini regolari contro TUTTA la popolazione Italiana è un modo fantastico di selezionare un campione favorevole. 2) Prendere la sola popolazione giovane Italiana e confrontarla con quella immigrata è un altro simpatico modo per aggirare il problema 3) evitare di menzionare il piccolo dettaglio che la popolazione immigrata irregolare, per definizione, non sappiamo quanta sia, rispetto al totale, fa molto comodo.
In sostanza, applicate il buonsenso quando vi informate. E diffidate a prescindere da chi lucra su un fenomeno e poi si pone come mero osservatore dello stesso.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,