Milano 22 Agosto – La notizia: I profughi alla Festa dell’Unità di Reggio Emilia sono stati utilizzati gratuitamente per i lavori di allestimento. Ne riferisce il Giornale “I democrat rivendicano quell’impiego come parte di una progettualità d’accoglienza e inserimento proposto a diversi enti dalla cooperativa che si occupa della gestione dei profughi nel reggiano, la Dimora d’Abramo. E spiega, sempre il Pd, che lo Stato ci guadagna pure perché il vitto che i ragazzi consumano quando lavorano alla festa viene decurtato dal contributo che lo Stato riconosce per la loro gestione. Ma lo scandalo resta.
La denuncia arriva in mattinata dal segretario provinciale della Lega Nord Gianluca Vinci, rincarata poi dal capogruppo in Regione Alan Fabbri e dal consigliere del Carroccio reggiano Gabriele Delmonte, che annunciano un’interrogazione al presidente Stefano Bonaccini. Parlano, i leghisti, di profughi “usati” dal Pd per allestire la Festa dell’Unità e “impiegati in lavori manuali ad alto rischio”. E, ricordando che in Regione è stato siglato un protocollo per l’impiego dei profughi in lavori socialmente utili, chiedono retoricamente: “Forse per il Pd è socialmente utile la festa dell’Unità?”
Perché la domanda chiave è proprio questa: socialmente utile a chi? Forse che vendere salamelle, ascoltare sermoni ideologici già bocciati dalla Storia, assistere all’eterno conflitto Renzi – minoranza PD sia improvvisamente diventato utile e provvidenziale alla società intera? Perchè, probabilmente, nell’ottica trionfalista e totalizzante del PD, i Dem si sentono i padroni d’Italia, i portatori di un Verbo assoluto e infallibile, i dominatori di una Patria da ricostruire a loro immagine e somiglianza. Ma qualcuno faccia loro osservare che il pensiero comunista per fortuna non attraversa le intelligenze di tutti gli italiani, dica loro che c’è ancora qualcuno che ragiona in modo diverso, che, santo Iddio, non siamo nella Russia di Stalin. Protervia, presunzione, sopruso, vizietti che stentano a morire. E a pensar male “quella progettualità d’accoglienza e inserimento” voluta dalla cooperativa che gestisce i profughi, suona un po’ stonata, perché ancora una volta quella cooperativa interessata ha il color rosso del partito, si rapporta in modo preferenziale al partito, quasi uno scambio in famiglia. Chissà come mai. Per ora rimangono vistosamente plateali i risparmi che i dirigenti locali del PD hanno operato, nel nome di un’integrazione socialmente utile solo alle loro tasche. O, forse, c’è anche un desiderio di indottrinamento che domani, chissà, potrebbe essere utile.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano