Milano 24 Agosto – Gli anziani si raccontano con il sorriso ed è un vezzo, un atteggiamento solare che li accomuna, per quel po’ di ottimismo e di fatalismo che le tante difficoltà, le tante fatiche comuni a chi ha vissuto durante la guerra ha dovuto affrontare, con la consapevolezza oggi, di averle superate. Raccontano in un amarcord che sgrana avvenimenti tragici o gioiosi, quadri di vita così uguali, in un’Italia, nel dopoguerra, che tentava di alzare la testa, di ricostruire, di aprirsi alla speranza. E ascoltare le voci a Piacenza è risentire l’eco delle voci milanesi, quasi che il leit motiv di una umanità senza volto canti la stessa malinconia, la stessa fierezza, la stessa forza. Con un sogno inespresso di rivincita nei confronti di una vita così avara e faticosa e buia.
Raccontano il quotidiano nelle case popolari, quando si viveva in sei, otto, anche dieci persone in due stanze, perché il nucleo familiare era esteso ai nonni, alla zia nubile, al parente bisognoso. E le tende delimitavano in parte la zona privata di ciascuno e i bambini dormivano l’uno a capo del letto e l’altro ai piedi e non c’era mai la legna a sufficienza per scaldarsi e il gabinetto comune puzzava sempre in modo insopportabile e il pane veniva diviso in parti uguali. E i giochi avevano la spontaneità della fantasia, l’abilità di chi sapeva costruirli ed “era come giocare due volte”. E le amicizie nate nel cortile o nei prati profumavano di buono, di sentimenti che rimangono, di condivisione.
Un senso di uguaglianza e di verità dava significato e valore ai gesti, alle parole, al tempo. E la solidarietà era un principio di vita. Autentico e spontaneo come respirare. Perché il dolore o la gioia dovevano essere condivisi così come l’aria e le stagioni e il cuore.
Forse è inutile chiedersi quali siano le ragioni economiche e sociali della rinascita dell’Italia dopo la guerra. I nonni raccontano e parlano di volontà, di comunità, di solidarietà. E i nonni non sono cambiati, sono sempre presenti, quando portano i nipotini a scuola, quando mantengono il figlio adulto disoccupato, quando aprono le porte di casa alla figlia separata. I nonni, dimenticati dalla politica, vittime spesso di un’ingiustizia sociale inqualificabile, conoscono la dignità, l’orgoglio e l’amore.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano