Milano 25 Agosto – Il palestrato s’è presentato davanti al negozio di via Val Trompia e ha lasciato due stampelle «di colore grigio con i manici rossi» appoggiate alla vetrina. Messaggio che il barbiere avrebbe dovuto comprendere al volo. Ma lui, egiziano di 26 anni, non ha colto il significato sottinteso e ha buttato quei due arnesi in cortile come se fossero spazzatura. Sono stati alcuni vicini di casa a spiegargli cosa in realtà volesse dire, a Quarto Oggiaro, quel ritrovamento: qualcuno vuole spezzarti le gambe. L’avvertimento s’è fatto più chiaro quando il palestrato , Giulio Donnarumma, 18 anni, e altri amici hanno cominciato a girare in moto intorno al negozio da parrucchiere rallentando e mimando con la mano destra il taglio della gola. Messaggi di morte, tentativi secondo le denunce della vittima ai carabinieri di fermare la collaborazione con gli investigatori che ha portato all’identificazione dei cinque componenti del commando (due sono minori) e a quattro arresti.
Per raccontare questa storia bisogna partire proprio da quella violenta rapina del primo luglio. Cinque ragazzi, uno armato di una spranga «color argento», gli altri con un casco jet in mano, entrano nel negozio dell’egiziano e dopo averlo picchiato anche con calci e pugni, gli strappano la collanina d’oro e fuggono con 380 euro presi dalla cassa. Il parrucchiere, ferito e sotto choc, riesce a dare una buona descrizione dei rapinatori al 112. I carabinieri del Radiomobile pochi minuti dopo bloccano lì vicino due ragazzi: il 19enne Daniele Mesfin e il 17enne M. L. B. Viene recuperata anche la refurtiva. È a questo punto che iniziano le indagini del nucleo operativo della compagnia Porta Magenta, guidato dal tenente Simone Calabrò, su delega del pm Marcello Musso. La vittima, convocata dagli investigatori, riconosce in un album con le fotografie di 16 giovani pregiudicati di Quarto Oggiaro altri due componenti della gang: Alessandro Ventura, 20 anni, che viene arrestato pochi giorni dopo su ordine del gip , e un minorenne B. T. M, 17 anni, indagato dal pm del tribunale dei minori. Siamo a metà luglio, e la sera stessa in cui il parrucchiere viene interrogato dai carabinieri, il quinto componente della banda, Giulio Donnarumma, il palestrato , si presenta nel negozio della vittima e gli dice di ritirare la denuncia. «Ha detto che avevo messo nei guai i suoi amici e per questo avrei dovuto pagare – racconta l’egiziano ai carabinieri -. Ho paura che qualcuno mi faccia del male, sono ragazzi del quartiere e possono venire in qualsiasi momento nel mio negozio». Donnarumma abita nella stessa via, non ha problemi a farsi vedere in giro sebbene la vittima lo abbia riconosciuto come uno dei componenti: «quello che mi ha picchiato con calci al torace e al collo».
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