Milano 28 Agosto – Una previsione è quanto mai scontata: il dibattito pubblico italiano dell’autunno avrà al suo centro l’argomento “pensioni”.
Fra i punti che potrebbe più interessare – dato che i vari aumenti dell’età pensionabile introdotti dalle ultime riforme hanno colpito al cuore moltissimi lavoratori – ci sarà senz’altro la possibilità di ottenere la pensione anticipata. Come e quando? Vediamolo di seguito.
Pensione anticipate: le ipotesi
In ogni modifica al sistema lavoro, la variabile è sempre la stessa, conosciuta da ognuno di noi: la necessità delle coperture economiche. Da questo punto di vista, tuttavia, l’eventuale introduzione di una pensione anticipata dovrebbe autofinanziarsi.
Come? E’ facilmente intuibile: la possibilità di lasciare il lavoro in anticipo sarà, in un modo ancora da precisare, proporzionale alla riduzione dell’assegno pensionistico. Prima lasci il lavoro, meno prendi, dunque.
Non è una novità: la riforma, con la decurtazione di una parte dell’assegno spettante, replicherebbe in maniera speculare quanto avviene già per chi decide di rimanere al lavoro più a lungo (e prende di più). La nuova “via d’uscita accelerata” potrebbe essere introdotta per le persone con età superiore ai 62 anni; ma non prendete come oro colato questa anticipazione: il limite di età è uno dei punti più dibattuti e in dubbio.
Altra ipotesi in ballo è la possibilità di concedere una sorta di “prestito pensionistico“, una specie di mutuo sul tempo guadagnato in uscita (evidentemente, in modo ancora non chiaro, da restituire).
Assegno pensionistico: di quanto viene tagliato
La domanda è spontanea: a quanto potrebbe ammontare il taglio degli assegni pensionistici “anticipatari” rispetto a quelli di chi si ritira con i requisiti standard?
Le prime ipotesi effettuate parlano di un taglio del 3% per ogni anno di anticipo rispetto all’età in vigore al momento di richiesta della pensione. Inoltre, per compensare il minore reddito percepito, i pensionati potrebbero usufruire del prestitosuddetto: sarebbe una possibilità in più per “sopportare” gli svantaggi del pensionamento precoce, per molti troppo onerosi viste le austerità del sistema contributivo.
In aggiunta a quanto richiamato sopra, sarebbe allo studio anche un reddito minimo garantito per chi si avvicinano all’età della pensione; stiamo parlando di una fascia di età particolarmente sensibile in caso di perdita dell’entrata lavorativa (la parola “esodato” vi dice nulla?).
Chiaramente, visto lo stato embrionale delle misure, non è possibile stimare quante persone potranno essere coinvolte, né precisare maggiormente le condizioni che subiranno, considerando la variabilità di anno in anno dell’età per richiedere l’anticipo. (Tg.com)
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