Milano 31 Agosto – Una notizia di rilevanza mondiale destinata a rivoluzionare la geopolitica, ovvero la scoperta del più grande giacimento a gas del Mediterraneo: si trova nell’offshore egiziano presso il prospetto esplorativo denominato Zohr. Il pozzo, attraverso cui è stata effettuata la scoperta, è situato a 1.450 metri di profondità d’acqua, nel blocco Shorouk, a circa 107 km dalla costa di Port Said. L’Eni lo ha ottenuto con l’accordo siglato nel gennaio 2014 con il Ministero del Petrolio egiziano e con la Egyptian Natural Gas Holding Company (Egas) a seguito di una gara internazionale competitiva.
Il potenziale
Il giacimento supergiant presenta un potenziale di risorse fino a 850 miliardi di metri cubi (bcm) di gas in posto (5,5 miliardi di barili di olio equivalente) e un’estensione di circa 100 chilometri quadrati. Si tratterebbe, quindi, di un giacimento anche più grande di Leviathan, il giacimento al largo delle coste di Israele, stimato intorno ai 620 bcm e ritenuto, finora, il maggiore del Mediterraneo. Tutto ciò potrà permettere all’Egitto di soddisfare la domanda di gas naturale del Paese per diversi decenni. E Zohr non sarebbe solo il sito più grande mai scoperto nel Mediterraneo, ma potrebbe diventare una delle maggiori scoperte di gas a livello mondiale.
Eni: «Scoperta storica»
Eni, attraverso la controllata Ieoc Production BV, detiene nella licenza di Shorouk la quota del 100% e ne è l’operatore. L’Amministratore delegato del gruppo petrolifero, Claudio Descalzi, si è recato nelle scorse ore al Cairo per aggiornare il Presidente egiziano, Abdel Fattah Al-Sisi, e per parlare della nuova scoperta con il Primo Ministro del paese, Ibrahim Mahlab, oltre che con il Ministro del Petrolio e delle Risorse Minerarie, Sherif Ismail. «La strategia che ci ha portato a insistere nella ricerca nelle aree mature di paesi che conosciamo da decenni si è dimostrata vincente – ha dichiarato Descalzi – a riprova che l’Egitto presenta ancora un grande potenziale. Questa scoperta storica sarà in grado di trasformare lo scenario energetico di un intero paese, che ci accoglie da oltre 60 anni».
La compagnia italiana in Egitto
Eni è, infatti, presente in Egitto dal 1954 e nel marzo scorso ha siglato un accordo che prevede investimenti totali per un valore stimato di circa 5 miliardi di dollari al 100%. Gli investimenti, che saranno utilizzati per progetti che inizieranno nei prossimi 4 anni, erano finalizzati allo sviluppo di 200 milioni di barili di olio e circa 37 miliardi di metri cubi di gas, ma la scoperta di Zohr dovrebbe portare a una revisione al rialzo di queste cifre, tenuto conto anche di un «potenziale a maggiore profondità, che sarà investigato in futuro attraverso un pozzo dedicato», come spiega la stessa Eni, principale produttore di idrocarburi in Egitto con una produzione di circa 200 mila barili di olio equivalente al giorno.
Renzi: «Partnership economica strategica»
«Complimenti a Eni per questo straordinario risultato di un lavoro di ricerca che si inserisce nell’ambito dei rapporti tra Italia ed Egitto – ha commentato il premier Mattero Renzi – in un’ottica di partnership economica strategica che riguarda il nostro Paese e più in generale l’intero continente africano». Dal presidente del Consiglio poi la telefonata ad al-Sisi «per commentare insieme l’impatto di questa scoperta sulla stabilità energetica del Mediterraneo e più in generale sulle prospettive di sviluppo della regione». La scoperta «farà aumentare di un terzo le riserve del Cairo – ha detto il portavoce del ministero del Petrolio egiziano, Hamdi Abdul Aziz – e contribuirà grandemente alla realizzazione del piano energetico nazionale che prevede di conseguire l’autosufficienza entro cinque anni». (Corriere)
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