Grillo si pente, addio al mito dei “cittadini” al potere

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Milano 2 Settembre – Addio al partito liquido, maggiore selezione all’ingresso e riorganizzazione – con annesso filtraggio – dei meetup. Beppe Grillo prosegue sulla strada del rinnovamento del Movimento Cinque Stelle e ora, per la prima volta, ammette con un pizzico di autocritica: «Nel 2013 non eravamo pronti». Oggi, a più di due anni dall’ingresso in parlamento, fa un passo avanti: «Finora siamo andati avanti a braccio, senza avere un’organizzazione. Ma adesso ci sarà».

La gente non basta più

Il capo dei Cinque Stelle ha indicato la via da Brescia domenica sera. L’occasione era il decimo compleanno del locale meetup, uno dei primi nati nel 2005. È salito sul palco con Vito Crimi nei panni dell’anfitrione e Luigi Di Maio nei panni di Luigi Di Maio (il vicepresidente della Camera era l’unico con la giacca nonostante la calura: «Ha parlato per un’ora senza sudare, ha dei poteri occulti. Il suo sudore si autoprosciuga» ha scherzato Grillo). A parte le immancabili accuse al «sistema» («Siamo in un regime di dittatura che sta in piedi grazie alla propaganda») e le consuete previsioni politiche («Se andiamo alle elezioni vinciamo noi e in 24 ore sono tutti fuori dai cogl…»), Grillo ha fatto una riflessione importante. Un’ammissione che dimostra come «la gente» non sia in grado di offrire il meglio alla politica. Che se il principio «uno vale uno» può valere al momento del voto, non è detto che si possa applicare anche per chi poi è chiamato a fare politica all’interno delle istituzioni.

Un nuovo filtro

In sostanza: Grillo ha capito che serve una maggiore selezione della classe politica, anche di quella a Cinque Stelle. Non basteranno più poche centinaia di voti online per entrare in Parlamento. «Nel 2013 non eravamo pronti. Abbiamo incamerato chiunque. Nei movimenti, nei partiti, arriva di tutto. Gente un po’ frustrata che le ha provate tutte». Serve un filtro. Perché evidentemente, grazie alle capacità e alle competenze individuali, qualcuno vale più di qualcun altro.
Bisogna quindi ripartire dal territorio, da quello che è il cuore del movimento: i meetup. E il sistema che è andato avanti fino ad oggi, molto liquido, molto aperto, va rivisto: «Cercheremo di organizzare meglio i meetup» dice Grillo, che ha affidato il compito ad Alessandro Di Battista e a Roberto Fico, due dei cinque membri del «direttorio» creato proprio in un’ottica di ristrutturazione del Movimento. Innanzitutto verranno azzerati quelli regionali: «I meetup hanno ambito territoriale ristretto – si legge in un vademecum stilato dai due parlamentari -. Per la loro stessa natura orientata ai temi locali, non hanno motivo di esistere meetup regionali o nazionali».

L’autorizzazione dall’alto

Ma il vero punto è un altro: i vertici del Movimento cercheranno di fare una sorta di selezione tra i meetup «buoni» e quelli meno buoni. Servirà un maggiore controllo dall’alto. E per evitare sorprese è stato messo nero su bianco un concetto chiarissimo: «La partecipazione al meetup non dà diritto all’uso del simbolo MoVimento 5 Stelle». Di più: «L’uso del nome “Beppe Grillo” sarà inibito qualora gli scopi del meetup fossero evidentemente contrari alle finalità descritte dal suo blog». E ancora: «Qualsiasi dichiarazione agli organi di stampa degli iscritti al meetup viene effettuata esclusivamente a titolo personale o di un gruppo di cittadini impegnato su un tema, senza la spendita del nome di Beppe Grillo o del Movimento 5 Stelle». I meetup dunque potranno nascere spontaneamente, ma solo alcuni verranno considerati ufficiali. E l’idea è di trasformarli, poco a poco, in una sorta di sedi territoriali del Movimento. Come succede con le sezioni dei vecchi partiti, ma con un po’ più di controllo dall’alto.

Marco Bresolin (La Stampa)

 

 

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