Milano 3 Settembre – Tre mesi per scendere del 4 per cento, meno di una settimana per tornare al valore di giugno. Il prezzo della benzina verde torna a impennarsi e brucia con un balzo inatteso, soprattutto dagli automobilisti, tutti i ribassi dell’estate. Un fenomeno non nuovo e tristemente noto alle le tasche degli italiani, ma che questa volta diventa ancor meno digeribile che in passato.
Da qualche giorno, però si avvertiva puzza di fregatura: la Fabi Confartigianato ha fatto il calcolo di quanto è calato il prezzo della materia prima che paghiamo per ogni litro di carburante: dai 34 centesimi abbondanti di giugno ai 28 di agosto. Una diminuzione che in termini percentuali vale 20 punti. Nel medesimo periodo di tempo il prezzo alla pompa del gasolio è sceso soltanto del 7% e quello della benzina di uno striminzito 4%. Effetto anche del carico di tasse e accise che pesano sui carburanti al consumo.
Per avere l’idea di quanto intaschi lo Stato basta tenere presente che anche qualora gli sceicchi decidessero di regalarci il petrolio, consegnandocelo direttamente a casa a spese loro, un litro di benzina senza piombo ci costerebbe comunque 1,20 euro al litro. Il diesel 1,05. Inclusi gli oneri di raffinazione, stoccaggio e distribuzione. Il fenomeno non è nuovo ma questa volta assume i contorni di una beffa visto il crollo nelle quotazioni dell’oro nero, sceso dai 102 dollari al barile del 1° settembre 2014 ai 50 scarsi di ieri.
E negli ultimi mesi l’erosione è stata così ampia da far perdere all’oro nero un quinto del valore di mercato. La quotazione della materia prima è passata da 0,344 euro al litro di giugno a circa 0,280 di agosto, con una diminuzione secca del 20% in tre mesi. Nel medesimo lasso di tempo, il prezzo medio alla pompa della benzina verde è passato da 1,623 a 1,568 euro per litro, che vale appena 4 punti percentuali di limatura.
Col gasolio è andata un po’ meglio, ma non troppo: da 1,504 a 1,399 euro al litro, una diminuzione che vale il 7 per cento. Sennonché, complice il rimbalzo del greggio legato alle tensioni geopolitiche nel Mediterraneo e in Medioriente, le quotazioni dal minimo di 42 dollari al barile fatto segnare il 24 agosto, sono risalite al 53 dollari del 31 agosto. Ben al di sotto, comunque dei 65 dollari al barile dell’inizio di giugno. Ma è bastato questo perché il pezzo della verde tornasse al livello di tre mesi fa. Ieri, infatti, un buon numero di compagnie hanno annunciato una raffica di ritocchi al rialzo per i prezzi alla pompa.
ENI E TOTAL AUMENTANO
Eni e Total Erg hanno rincarato di 2 centesimi al litro sia la benzina sia il gasolio. Q8 ha maggiorato di un centesimo la verde e di 2 il diesel. Unica compagnia in controtendenza è la Esso che cala di 2 cent la verde e di uno il diesel. Ma sono i valori assoluti a destare la maggiore perplessità fra gli automobilisti. Il prezzo medio della verde è già risalito a 1,622 euro al litro. Esattamente il valore medio di giugno. Dunque in pochi giorni la benzina si è mangiata tutto il calo di tre mesi.
Va meglio con il gasolio che resta a 1,451 euro, decisamente sotto il valore di 1,504, registrato tre mesi or sono. Difficile prevedere cosa possa succedere nei prossimi giorni, vista soprattutto la correzione al ribasso fatta segnare ieri dal Brent, calato dai 52,67 dollari al barile dell’apertura ai 49,57 della chiusura di seduta, con una flessione dell’8,46%. Ma chi spera in nuovi cedimenti dell’oro nero all’origine per pagare meno il pieno, rischia di andare incontro a una sonora delusione.
CARBURANTI RAFFINATI
La quotazioni dei carburanti raffinati hanno registrato un aumento stimato dall’ufficio studi della Figisc Confcommercio in circa 4 centesimi al litro. Dunque i ritocchi di 2 cent applicati nella maggior parte dei distributori in questi ultimi due giorni assorbirebbero soltanto una parte del movimento al rialzo della materia prima. Per evitare un nuovo adeguamento all’insù i corsi del greggio sui mercati internazionali dovrebbero ritornare stabilmente sotto i 45 dollari al barile.
Attilio Barbieri (Liberoquotidiano)
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