Le radici della dissoluzione Europea

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Milano 3 Settembre – Cosa fa di uno Stato uno Stato? La difesa dei propri confini, il potere esercitato al suo interno e la condiscendenza del proprio popolo ad essere governato. Queste caratteristiche si sono delineate alla fine del Medioevo ed hanno caratterizzato Evo Moderno e Contemporaneo. Tutto questo premesso, l’Unione Europea è stata una sfida a questo principio. Una sfida che, oggi, sta definitivamente perdendo. Mentre Italia, Grecia, Ungheria e Repubblica Ceca affrontano ondate di disperati che ne minacciano i confini, i paesi più ricchi vedono la marea salire e sanno che l’acqua è lì per loro. I confini si stanno sciogliendo ed i singoli Stati hanno rotto le righe, pronti ad una fuga in solitaria per la salvezza. In questo contesto gli intellettuali Europei inorridiscono di fronte ai muri Ungheresi, alla proteste dei tedeschi ed ai roghi che si accendono in tutta Europa, illuminando la notte dei buonisti, che da sempre genera mostri. Ma è proprio questo momento di crisi che dimostra come l’Europa, di fatto, non sia mai esistita come i Grandi Intellettuali l’hanno sognata. Qualche giorno fa sul Corriere compariva un pezzo, con un’intervista a Ian Brenner. Il grande studioso ha centrato il punto, ma se l’è lasciato sfuggire. Scrive il nostro: “Il trionfo di valori condivisi su un passato di violenza è stato il grande successo dell’Europa. Quei valori condivisi, e il contratto sociale che ne è scaturito, ora si stanno sgretolando.”. Ci risiamo. L’Europa si fonda su un contratto sociale. Scaturito da grandissimi ideali. Questo è un assurdo logico. E, come ogni cosa che si fondi su un assurdo logico, le conseguenze non si reggeranno a lungo in piedi.

I valori condivisi, innanzitutto. Condivisi da chi? Da una classe intellettuale che ha plasmato un messaggio di grande richiamo per una borghesia colta. Una classe di intellettuali che dalla fine degli anni sessanta ha tradito il valore fondante di quella borghesia: il pragmatismo. L’Europa è nata con radici saldamente infisse nel buon senso. E da esso si è nutrita. La Ceca, la comunità del carbone e dell’acciaio, e le sue sorelle avevano senso. Costruivano un mercato comune. La Cee aveva una logica. Arrivo a dire che persino l’Euro aveva ed ha un senso (per i popoli seri. Cosa ci facciamo noi dentro è un mistero). Tutto il resto no. Tutto il resto, la smania di controllo, l’ingerenza nel volere dei popoli Europei, i trattati collaterali, la sesquipedale scemenza della “Costituzione Europea” sono figli di un malinteso pericolosissimo. E stanno distruggendo quanto di buono fatto dalla logica liberale e borghese che ha costruito il resto.

Il contratto sociale. E via che si va. Io non ho firmato alcunché. Tanto meno un contratto. Nessuno di voi l’ha fatto. Nessuno può recedere. Non è risolubile. Anche perchè è difficile risolvere qualcosa che non esiste. Il contratto sociale è un assurdo logico. Un contratto lo si fa liberamente e consciamente. Il “contratto sociale” viene imposto alla generazioni successive e i nostri padri non avevano idea di cosa stessero accettando. Quanto al suo contenuto siamo alla pura speculazione. Insomma, tutta l’Europa si baserebbe sul nulla. Questo è assurdo, come si può basare qualcosa che indubitabilmente esiste sul nulla? La risposta è che la fantasia degli intellettuali è stata temperata dalla fredda realtà. Mentre loro sognavano, due forze diverse ed opposte, davano forma alla libertà. Il mercato abbatteva gli ostacoli e la politica cercava di impossessarsi del potere. I confini che il mercato travolgeva non smettevano di esistere: vedevano solo passare merci in luogo delle armi. I confini che la politica superava, invece, si risolvevano in schiavitù strisciante. Oggi lo scontro tra ideale e reale, tra libertà del mercato e servitù della politica si incontrano finalmente sul campo dell’onore a Calais e sul confine Ungherese. Sulla frontiera Ceca e nelle isole Italiane. Il mercato non ha nessun problema ad impedire l’accesso agli indesiderati. La politica sì. Perchè chi domina il proprio confine, domina il proprio destino. E se il mercato è il luogo dei liberi e la patria dei forti, la politica è il luogo delle masse e degli individui in catene.

I muri non uccideranno l’Europa. Quella libera. Quella dei mercati. Uccideranno l’Europa dei tiranni. Quella dei regolamenti assurdi, delle sentenza discutibili e dei politici irresponsabili che delegano le soluzioni più difficili. Insomma, l’Europa di Cameron ed Orban continuerà a prosperare. Quella di Renzi ed Hollande crollerà sotto il peso del nulla che l’ha generata.

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